428. IN CAMMINO – Foibe

Ieri a Montepulciano è andato tutto bene tranne che per un piccolo particolare curioso di cui vi scriverò nei prossimi giorni… così vi tengo un po’ sulla corda…!

Oggi voglio scrivere qualcosa a proposito dell’anniversario odierno, voluto dallo Stato, per onorare la memoria di coloro che sono stati costretti a fuggire dall’Istria – mi riferisco soprattutto ai tanti sacerdoti che poi sono venuti a Pisa – e soprattutto di coloro che hanno perduto la vita, gettati nelle foibe.

Non sono uno storico però ho dalla mia le testimonianze dirette di Don Janni Sabucco, il mio predecessore, e degli altri sacerdoti esuli.

Faccio questa premessa perché mi sembra che sia in atto una triste speculazione, da una parte e dall’altra, circa le storie di vita di questi esuli/infoibati.

Bene, parlando con questi confratelli mi sono reso conto che sono stati incarcerati, torturati e infine espulti soltanto perché italiani. Nessuno fra loro era impegnato politicamente. Nella maniera più assoluta.

Purtroppo però i tempi erano quelli che erano e quindi potevano darsi, senz’altro, collusioni sbagliate per un verso o per l’altro ma non era certo il loro caso e nemmeno di tantissimi fra coloro che vennero trucidati.

Quindi il negazionismo è davvero fuori luogo.

Purtroppo in certe situazioni non si guarda tanto per il sottile – è successo anche in Italia – nel dopoguerra. Efferatezze di ogni tipo, vendette politiche e simili sono sempre accadute e così allora.

Il Priore non lamentava né l’arresto e nemmeno la tortura ma piuttosto il clima di indifferenza (se non di odio) avvertito al momento di rientrare in Italia da esule.

Questo proprio lo aveva addolorato. Con tutto questo riconosceva il dovere di perdonare e di guardare oltre.

Cosa che vogliamo fare noi, oggi, pregando per le vittime, per i persecutori e per coloro che per ingnavia non mossero un dito (in Italia) per aiutarli.

 

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