Ieri sera, solo soletto, nella chiesa in penombra mi sono fatto la Via Crucis. Ho preso la croce, ho recitato l’atto di dolore, ho invocato lo Spirito Santo e ho cominciato il percorso. La prima stazione è andata bene, la seconda idem; alla terza stazione mi ha assalito un forte smarrimento e i pensieri mi hanno portato lontano. Non dico che abbia dubitato dell’ efficacia spirituale del mio gesto ma qualche incertezza l’ho avuta. Poi, pensando agli ammalati, ai medici, a tutti coloro che spendono la vita per fare il proprio dovere, a voi che mi volete così bene, ho continuato fino alla fine. Ho baciato poi la reliquia della Santa Croce e sono rientrato in canonica più tranquillo.
Il dovere del sacerdote è ben indicato negli Atti degli Apostoli. Quando il collegio apostolico apre al servizio dei diaconi aggiunge queste parole: “Noi dobbiamo dedicarci alla preghiera e all’annuncio”.
Per un sacerdote, stancarsi di pregare per il suo popolo, corrisponde a un abbandono. Fatte salve le distanze è come se un medico abbandonasse i pazienti… o più precisamente ancora è come se una madre di famiglia abbandonasse le sue creature. E quindi il pericolo che ho corso non è stato da poco.
Bene, così mi sono confessato pubblicamente e mi sento più leggero nel cuore. Aspetto la vostra penitenza sperando che non sia troppo pesante.
A parte le battute guardiamo di starci vicini e di aiutarci gli uni gli altri. Chi vuole scambiare una parola (via mail) mi scriva a [email protected] grazie.