Mi hanno chiesto di scrivere un articolo sul carisma di don Divo Barsotti. Mi piace presentare anche a voi affezionati lettori la figura di questo grande mistico prossimo, io spero, alla beatificazione.
Don Divo. Lo conoscevo per sentito dire. Ero amico di suo fratello che veniva, pensate…, a confessarsi da me allora giovanissimo sacerdote e vice-parroco a Pontedera. Pure lui era sacerdote e talvolta mi parlava del fratello conosciutissimo in tutta Italia e all’estero per la profondità della sua spiritualità e la ricchezza della sua produzione letteraria.
Frequentando il monastero benedettino di Gricigliano a Pontassieve avevo provato a fargli visita alla casa San Sergio a Fiesole ma non ero andato oltre a un saluto peraltro molto cordiale.
Ma venne finalmente l’occasione per incontrarlo e conoscerlo da vicino. Mons. Ghizzoni, allora Vescovo di San Miniato, lo impegnò a tenerci un ritiro spirituale. Eravamo presenti solo in quattro: il Vescovo, i parroci di Palaia e di Montopoli e il sottoscritto (in qualità di autista del gruppo).
Don Divo iniziò commentando una famosa frase del Cantico dei Cantici che recita: “ Posuerunt me custodem in vineis “, (mi hanno posto custode delle vigne) frase conosciutissima da noi sacerdoti perché spesso presente alla base di edicole mariane o in calce ad articoli di teologia mistica e ascetica. Eravamo rapiti nell’ascoltarlo anche se quanto andava proponendo era scontato: il sacerdote che deve custodire la vigna, il gregge ricevuto dal Signore ecc.
Ma l’incanto durò poco. Forzando un po’ l’interpretazione del passo in questione prese a commentare la seconda parte della frase che dice ” (sed) vineam meam non custodivi” (ma la mia vigna non l’ho custodita), con una durezza che ci lasciò allibiti. Ricordo ancora le parole: “Cosa siete venuti a fare a Gricigliano! Non sentite i lamenti del vostro gregge? Non vedete l’ovile distrutto, le viti recise al calcio? Presto, tornate a casa…”. Restammo basiti. Avevamo pensato a un piacevole conversare e invece eravamo stati travolti da una incredibile folata di Spirito Santo con tanto di fiamme di fuoco come nel giorno della Pentecoste che ci scosse nell’intimo dal torpore spirituale e dalla pigrizia pastorale!
Don Divo! Era un profeta che, nella sua predicazione, si lasciava afferrare dallo Spirito santo e in quei momenti non era lui a parlare ma lo “Spirito”.