UN’ARTE ANTICA

Giuseppe Landi

In occasione della ricorrenza dei cinquecento anni dalla venuta di Michelangelo Buonarroti in Versilia, per seguire l’estrazione del marmo della cave del territorio destinato alla realizzazione di grandi opere, abbiamo incontrato uno scultore di successo. Il maestro Giuseppe Landi ha collaborato con artisti di fama e musei. Ha riprodotto capolavori del passato e curato opere inedite, venendo apprezzato a livello internazionale.

di SILVIA CECCHI

Volti, espressioni, fisici a dimensione naturale hanno preso forma dal tocco del maestro Giuseppe Landi che, per conto delle imprese dove era impiegato, ha dato vita a opere che si trovano in tutto il mondo. Lo scultore ha collaborato con artisti di fama e musei, sia italiani che stranieri, per la realizzazione di sculture inedite e per la riproduzione di capolavori del passato.

La sua stessa casa è praticamente un museo. Entrando si può ammirare una riproduzione in marmo di parte del ciclo degli affreschi di Michelangelo della Cappella Sistina: la creazione dell’uomo, la creazione degli astri e gli antenati di Gesù. Su una mensola è esposto un piede, copia di un particolare di un’opera del Canova. Ci sono poi il volto di Medusa, Paolo e Francesca in un abbraccio, Madonne e donne con bambino. Fra le opere esposte c’è anche il ritratto in marmo di una delle due nipotine dello scultore quando aveva appena tre mesi.

Io nel mio mestiere ci metto il cuore, il sentimento. Non posso che parlarne con entusiasmo perché mi ha regalato tante soddisfazioni”, commenta il maestro.

Landi è un professionista molto conosciuto nel settore ed è citato in diversi cataloghi di artisti con cui ha collaborato. Lo scultore americano professor Walker Hancock gli ha più volte scritto e inviato fotografie-ricordo a conclusione di lavori svolti insieme, come alcuni busti di personalità statunitensi (presidenti americani, un giudice della corte suprema e altre autorità). Nelle lettere Hancock, che anticipa sempre nuove occasioni di lavoro, si dice grato per la pazienza e l’abilità di Landi nel realizzare le sue idee della forma.

L’attività dello scultore/finitore è impegnativa a livello mentale. Occorre capire e interpretare il modello. Per lavorare con gli artisti ci vuole carattere. Io mi sono sempre sentito sicuro. Era la mia professione, venivo da una buona scuola, non ho mai avvertito difficoltà di fronte a richieste particolareggiate”. È capitato anche che sia stato chiamato a Washington per intervenire sugli occhi di una scultura già installata in una chiesa cristiana cattolica, che a causa dell’illuminazione risultavano penalizzati. Un lavoro certosino e delicato, che però non lo ha minimamente preoccupato.

La più grande soddisfazione per Landi è riprodurre opere di Michelangelo: “Per me è il dio dell’arte, il più grande fra gli artisti”, dice lo scultore. “Era estremamente moderno sia nel finito che nel non finito. A quattordici anni realizzava opere del calibro de “La battaglia dei centauri” e “La Madonna della scala”, a circa venticinque anni ha dato vita a la “Pietà”. Era un pittore, scultore e architetto eccezionale. Quando lavoro alle sue opere cerco di avvicinarmi il più possibile all’artista, di studiarlo nei minimi dettagli, analizzando certi suoi metodi e adottandoli a mia volta per definire i particolari delle sculture, rispettando in maniera quanto più fedele il suo stile”.

Lo scultore nel corso della sua carriera ha riprodotto un “David” di Michelangelo a figura intera, quattro teste dello stesso, un “Mosè”, quattro “Pietà”. “Le opere di grande formato – spiega Landi – sono state richieste da committenti di paesi esteri, privati o società, venendo esposte ad esempio in America, Brasile, Corea, a volte all’ingresso di grandi cimiteri o in hall di grossi alberghi. Si tratta di esemplari di alto costo. Per il David, ad esempio, serve un blocco di marmo di 30 tonnellate, che una volta finito arriva a pesarne 8”.

Il professionista versiliese ha lavorato ogni tipo di marmo: “bianco p”, “rosa”, “nero del Belgio”, “statuario di Carrara”. Il suo lavoro si basa su modelli più o meno definiti e fotografie. In alcuni casi anche su sole fotografie. Il maestro ha collaborato con numerosi musei per la riproduzione di capolavori che necessitavano di essere sottratti da spazi aperti, venendo sostituiti da copie fedeli di estrema qualità. Ad esempio ha lavorato al basamento del “Perseo” del Cellini che si trova nella Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria a Firenze, il cui originale è conservato al Bargello, quando Antonio Paolucci era soprintendente del Polo Museale Fiorentino.

Giuseppe è originario di Arni, uno degli ultimi paesi dell’alta Versilia. Suo padre era un cavatore e forse il suo interesse per il marmo e per l’arte affonda le radici anche nella sua storia di famiglia. “A quel tempo pochi avevano l’opportunità di studiare, per gli altri l’unica possibilità era la cava, dove venivano mandati fin da ragazzi a lavorare”, ci racconta. “Mio padre ha fatto lo ‘squadratore’ (colui che dava una forma quadrata o rettangolare ai blocchi da trasportare a valle) e il ‘lizzatore’ (addetto a far scendere il blocco, che era ancorato a un cavo e doveva scivolare su delle assi di legno insaponate verso la strada). Si trattava di lavori duri e pericolosi per le precarie condizioni di sicurezza di quei tempi”.

L’economia del territorio versiliese è sempre stata legata all’attività estrattiva del marmo. I blocchi venivano caricati su carri trainati da buoi fino a valle per poi pervenire alle relative destinazioni. Nel tempo sono state realizzate infrastrutture importanti come la rete tramviaria per collegare le cave dell’entroterra al litorale, fino a raggiungere il pontile caricatore di Forte dei Marmi, dove era in funzione la Mancina, potente gru in ferro fondamentale per caricare appunto i marmi sulle imbarcazioni.

Landi ha frequentato l’istituto d’arte di Pietrasanta. Oltre alle materie generali, la scuola preparava gli studenti sul disegno dal vero, sulla lavorazione della creta e sulla scultura, materia prescelta dall’artista. Acquisito il diploma di maestro d’arte, a diciotto anni è entrato a lavorare nel laboratorio di scultura “Pasquini Enzo” di Querceta. “Pasquini era stato allievo di Leone Tommasi. Era bravissimo col disegno e con la creta. Elaborava i modelli che gli venivano richiesti su commissione e noi li realizzavamo. Molte opere sono andate in Inghilterra e in America”. Giuseppe è rimasto a lavorare per sedici anni in questo laboratorio: “Il titolare mi ha responsabilizzato subito, forse aveva visto qualcosa in me. Nel giro di un anno mi ha fatto passare dal lavoro di smodellatura (opera di sgrossatura e preparazione della base di lavoro per lo scultore-finitore) per farmi dedicare alla finitura. Lì ho acquisito tanto”. In casa di Giuseppe, esposto su una parete, c’è un modello realizzato da Enzo Pasquini e donatogli alla sua morte.

In seguito il maestro è andato a lavorare in un laboratorio di Pietrasanta, rimanendovi per trent’anni, fino alla pensione. In questo arco di tempo ha conosciuto molti personaggi importanti che hanno apprezzato le sue capacità. Per venticinque anni ha collaborato con Botero, che definisce una persona squisita, che apprezza la normalità. “Venne un giorno in laboratorio e rimase colpito da un’opera che avevo realizzato e in particolare dalla definizione dei capelli”, ricorda lo scultore. “Chiese chi l’aveva fatta e gli indicarono me che stavo lavorando in quel momento al Davide. Poco dopo tornò con un modello che intendeva realizzare e da allora è iniziata la nostra collaborazione. Botero mi ha fatto conoscere altre personalità e mi ha sempre presentato come la persona che realizzava i suoi lavori più particolari”.

Fra gli artisti maggiormente noti con cui Landi ha collaborato, ricordiamo Novello Finotti, Igor Mitoraj, Marc Qinn, Jeff Koons. Le opere che ha curato per questi creativi di fama presentano stili diversi secondo le relative correnti: spaziano dal genere surrealista a quello radicato nella tradizione classica con svolta post-moderna, dallo stile neo-pop a quello informale e iperrealista.

La statua di Papa san Giovanni Paolo IILo scultore ha lavorato poi come libero professionista e tuttora per passione si dedica alla sua arte, sempre con la stessa dedizione. Per la sua chiesa a Forte dei Marmi, S.Ermete, ha realizzato su richiesta del parroco, don Piero Malvaldi, una scultura a dimensione naturale di Papa San Giovanni Paolo II. L’opera, dono del maestro, è esposta all’ingresso laterale della chiesa. Raffigura nei minimi dettagli l’espressione del Santo Padre ed è oggetto di venerazione da parte di fedeli e passanti. “Mi ha dato tanta emozione realizzarla”, racconta Landi. “Ho trasferito nella statua tutto quello che avevo dentro”. Come sempre ha cercato di avvicinarsi il più possibile al personaggio ritratto, non solo basandosi su bozzetto, ma documentandosi con molte fotografie per rappresentare in maniera quanto più fedele la personalità.

La richiesta di dare vita all’opera era arrivata dopo un periodo di salute difficile, che gli aveva impedito di partecipare a un pellegrinaggio programmato dalla stessa parrocchia. “Per ringraziamento non ho mancato di prendere parte al successivo appuntamento a Lourdes. In quell’occasione sono rimasto molto commosso dalle parole di don Piero che durante un’omelia ha accennato alla mia vicenda, alla gioia di avermi lì e al fatto che durante il precedente pellegrinaggio tutti mi avevano accompagnato con la loro preghiera”.

A Forte dei Marmi sono esposte in luogo pubblico altre due opere di Landi. Si tratta del basamento in marmo del monumento dedicato al capitano di fregata Emilio Barberi medaglia d’oro al valor militare nell’omonima piazza (vicino alla stazione dei taxi), dove è raffigurato il pontile come era una volta. L’altra scultura è dedicata ai donatori del sangue “Avis” locale, di cui Landi è stato a sua volta donatore e membro attivo, e si trova davanti alle scuole medie Guidi a Vittoria Apuana.

L’artista è attaccato al proprio territorio, nell’ambito del quale si dedica a diversi interessi. È ad esempio membro della corale di Forte dei Marmi, è stato per tanti anni giudice di gara di atletica, è sempre stato uno sportivo. È felice nonno di due nipotine Stella Corinna e Preeti, che gli sono affezionate e che spesso sono seguite da lui e dalla moglie Virginia come fanno un po’ tutti i nonni.

In famiglia non sono mancati momenti difficili, ma sono stati affrontati con coraggio: “Mia moglie è una persona di fede profonda ed è stata sempre un punto di riferimento per tutti”, dice Giuseppe. “A ognuno di noi il Signore dà determinati talenti, – commenta Virginia – io mi sono occupata della famiglia e ho cercato di non scoraggiarmi mai davanti alle difficoltà”.

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