SIGNORILITÀ E RIGORE

 

Professionista esperto nel settore dei tributi, amante della cultura, appassionato di vari interessi: Giuseppe Medori è uno dei più stretti collaboratori della parrocchia di Sant’Ermete. La sua attività lo ha portato a conoscere diverse realtà in Italia e da quando è in pensione è rientrato nella località di origine della famiglia materna a Seravezza. Sposato per più di cinquant’anni con l’insegnante Bianca Maria Pierotti, ha condiviso con sua moglie momenti di gioia e di difficoltà, che hanno reso la coppia più unita che mai.

di SILVIA CECCHI

Limoni, mimose, camelie, rose: il giardino della casa di Giuseppe Medori è un luogo ricco di piante da frutto e da fiori che sono la sua passione. Alla statuina della Madonna presente fra gli ulivi non fa mai mancare un fiore. Nel suo giardino spesso trovano ospitalità alcuni uccelli e qualche fagiano spaventati da rumori di caccia o da altre azioni umane poco rassicuranti. Insomma la sua abitazione a Seravezza somiglia a un punto di ristoro e tranquillità.

Insieme alla moglie Bianca Maria Pierotti è tornato ad abitare nella zona di origine della famiglia materna nel ‘97, dopo una carriera professionale che lo ha portato in giro per l’Italia. Medori è stato prima impiegato, poi funzionario, quindi vicedirettore nell’abito delle esattorie del Monte dei Paschi di Siena. Per cinque anni, inoltre, ha svolto l’incarico di ispettore delle esattorie, tesorerie e ricevitorie dello stesso istituto di credito.

Sua moglie ha svolto la professione di insegnante di applicazioni tecniche ed è stata per i suoi alunni, come lui stesso ci racconta, una maestra di vita, molto amata e rispettata. Da ragazza inoltre era stata una sportiva d’eccellenza, campionessa di cento metri, titolo italiano nelle gare di società.

Marito e moglie hanno condiviso interessi e trascorso tanti momenti di gioia insieme, ma negli ultimi anni la coppia è stata provata da problemi di salute che hanno colpito Bianca Maria, venuta a mancare nell’aprile scorso. Giuseppe si è dedicato completamente a sua moglie, uscendo molto poco di casa per garantirle sempre presenza e assistenza. Il suo pensiero costante è stato assicurarle tutte le sue cure ed essere per lei un punto di riferimento in ogni momento: Abbiamo attraversato momenti belli e brutti, ma siamo sempre stati uniti e quando c’è stata la malattia mi è sembrato normale, oltre che giusto, dedicarmi completamente a Bianca Maria.

La coppia l’anno scorso aveva festeggiato le nozze d’oro. “Una persona che si prende cura di un malato è occupata notte e giorno. Se lo si fa, bisogna esserne convinti e non manifestare peso o fastidio, anche se naturalmente è dura. Quando due persone si sposano dovrebbero impiegare più tempo nel pronunciare il giuramento nella parte in cui ci si assicura di restare vicini l’un l’altra sia in salute che in malattia. È la parte più difficile. Bisogna riflettere bene sul suo significato. La povertà si può sopportare, ma quando si verificano problemi di salute si rivela il vero sentimento di una persona nei confronti dell’altra. Se c’è affetto profondo si diventa ancora più uniti e si ringrazia il Signore di essere insieme”.

Giuseppe è nato a Bengasi nel ‘38. La famiglia di sua madre aveva un laboratorio di marmi nella zona versiliese, ma in seguito alla grave crisi economica del ‘29 dovette emigrare, come molte altre famiglie, per spostare l’attività e riuscire a mantenersi. I suoi genitori si conobbero proprio sulla nave su cui viaggiava la famiglia materna diretta in Libia e su cui era presente il sottufficiale dell’Arma del genio, Achille Medori, militare di carriera specializzato nel settore radio-telefonia. La tradizione militare faceva parte della famiglia paterna perché anche il nonno di Giuseppe era maresciallo, istruttore, tra gli altri incarchi, all’Accademia navale di Livorno. “Nostro padre era buono, ma troppo rigido”, ricorda Giuseppe a proposito dell’educazione riservata a lui, a suo fratello e a sua sorella.

La famiglia rientrò in Italia nel ‘40, tornando ad abitare prima al Forte e poi nella casa di origine a Seravezza. Durante gli anni del secondo conflitto mondiale sfollò a Cardoso, mentre il padre Achille venne arruolato nell’Armata italiana in Russia, da cui riuscì a tornare vivo.

Alla fine della guerra gli abitanti rientrarono nelle proprie case e furono tutti interessati dalle operazioni di bonifica del territorio dalla diffusa presenza di residuati bellici. “Ognuno cercava di collaborare per quanto possibile all’individuazione volta alla rimozione di questi ordigni inesplosi”, ricorda Medori. “Quando si verificava qualche esplosione accidentale, le mamme correvano fuori di casa a chiamarci nel timore che ci fosse successo qualcosa. Ci volle un anno intero per ripulire la zona”.

Nel ‘48 si trasferirono a Pisa, dove il padre, che nel frattempo aveva dato le dimissioni da militare, era impiegato come cassiere nella sede locale della Banca d’Italia.

A Pisa Giuseppe ha frequentato ragioneria e poi si è laureato in economia e commercio. Ha ricoperto vari incarichi nell’ambito del servizio di riscossione imposte e tasse del Monte dei Paschi di Siena. In particolare è stato impiegato, funzionario e poi vicedirettore dell’esattoria e ricevitoria di Grosseto. In seguito gli è stato assegnato il ruolo di ispettore. Dalla sede-base di Siena veniva inviato a controllare gli uffici delle esattorie-tesorerie-ricevitorie dell’istituto di credito, che erano circa trecento. Per cinque anni ho girato mezza Italia, dal Centro al Sud. È stato un periodo bello, pur essendo lontano da casa, perché sono potuto entrare in contatto con tante persone e conoscere realtà diverse”. Per riavvicinarsi alla famiglia poi Medori ha lasciato l’incarico ed è rientrato a Pisa come vicedirettore dell’esattoria locale (nel frattempo diventato Servizio riscossione tributi, che riuniva diversi uffici della provincia) fino al raggiungimento della pensione nel ‘97, che ha coinciso con il periodo di trasformazione dell’intero settore.

Nel corso della carriera professionale la famiglia ha risieduto per qualche periodo a Siena e poi a Pisa. Bianca Maria ha insegnato a lungo nel grossetano finché è rientrata a sua volta nella città, dove ha lavorato per molti anni alla scuola media Carducci.

Loro figlio, Cristiano, da vent’anni vive e lavora a Londra. Dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione per l’esercizio della libera professione, ha esercitato l’attività prima a Milano e poi all’estero, dove ha svolto studi di perfezionamento sulla fiscalità anglosassone. Ha la cittadinanza inglese, parla diverse lingue e per lavoro spesso è in viaggio per il mondo. Finché le condizioni di salute della madre lo permettevano, Giuseppe e Bianca Maria avevano la consuetudine di trascorrere il periodo di Natale a Londra. “Il Signore dà, il Signore toglie. Sia sempre benedetto il nome del Signore”, afferma Giuseppe. “Bisogna accettare la volontà di Dio. È difficile, ma la vita è così. C’è sempre un disegno che a noi non è dato conoscere”. Le difficoltà non hanno mai scoraggiato la fede nella famiglia Medori, nonostante il peso innegabile delle sofferenze. “Io e mia moglie siamo sempre stati solidali in tutte le circostanze. Lei era una gran signora nei sentimenti, nei modi e nelle espressioni. Era riflessiva e pacata, mentre io sono un po’ sanguigno e impulsivo. Mi ha sempre consigliato e ha saputo aiutarmi a essere più calmo”.

I coniugi sono stati spesso in pellegrinaggio con la parrocchia di Sant’Ermete a Lourdes e a Montenero. Medori è uno dei più stretti collaboratori del parroco, don Piero, ed è molto legato anche alla congregazione delle suore canossiane. È presidente del consiglio parrocchiale, è stato incaricato di rappresentare la parrocchia di Forte dei Marmi alle riunioni dell’unità pastorale, è ministro straordinario della Comunione. Anche se nel lungo periodo della malattia non ha potuto essere presente come in passato, il parroco e gli altri collaboratori sapevan di poter contare in ogni caso su di lui. La famiglia di origine di Giuseppe era religiosa e gli ha trasmesso il sentimento della fede che lui ha praticato e portato avanti nel corso della vita. “Nei limiti del possibile bisogna impegnarsi per essere di aiuto al prossimo e per essere a disposizione per le necessità della chiesa. Fare del bene non deve essere avvertito come un peso, ma come un gesto spontaneo in quanto cristiani, senza aspettarsi niente in cambio e senza farlo sapere. E qualora si venga a sapere, non bisogna ostentare. Io credo fermamente in questo. Pregare è importante per carità, ma secondo me è più importante mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù. Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei Cieli, ma chi farà la sua volontà”.

Giuseppe ha sempre amato la vita e nel tempo libero quando gli è stato possibile ha sviluppato vari interessi, che lo rendono noto come una persona di cultura e competente. Tra le sue passioni, oltre al giardinaggio, c’è il vino. Dopo la frequentazione del corso specifico di tre anni, è diventato sommelier e ha partecipato a diversi eventi come esperto. Alcuni anni fa ha preso lezione di chitarra, per la quale ha sempre nutrito uno spiccato interesse, e nonostante un inconveniente al braccio non ha voluto demordere: “Mi piace troppo, la suono lo stesso”. Infine ha sempre avuto un occhio di riguardo e gentilezza verso le signore, come il galateo insegna, non lesinando un fiore quando altri trascuravano il gesto, con la sincera approvazione di sua moglie.

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