IL METODO BADIALI

Mario Badiali con la moglie

Didattica agricola, teatro, musica, volontariato fanno parte del programma di studi ideato dal maestro Mario Badiali per i propri alunni. L’insegnante della scuola elementare Gianni Rodari del Frasso, a Querceta, ha sviluppato negli anni un percorso di formazione mirato a dare sicurezza ai bambini delle loro possibilità, tramite una molteplicità di iniziative che affiancano le tradizionali materie curricolari. La conferma dell’efficacia del sistema arriva dagli ex alunni, oggi adulti, che sono tornati a trovare il loro primo maestro.

di SILVIA CECCHI

Vivace, curioso, ricco di interessi, che spaziano dalla musica alla recitazione, dall’amore per la natura a quello per il prossimo: il maestro Mario Badiali è un vero e proprio vulcano per i suoi alunni. Da trent’anni insegna alla scuola elementare “Gianni Rodari” del Frasso a Querceta, dove rinnova di anno in anno il suo impegno con entusiasmo sempre nuovo così come richiedono i suoi piccoli allievi, sempre diversi da coloro che li hanno preceduti. I suoi primi alunni oggi sono laureati e non si sono dimenticati del loro maestro: in diversi sono tornati a trovarlo, a dimostrazione della validità del suo metodo. Lui le chiama “pillole di energia”, infatti sono la conferma che i propri sforzi sono stati utili.

Il maestro punta su una didattica agricola e a fianco delle tradizionali materie curricolari ha inserito teatro e volontariato. Negli orari ritenuti più consoni, come ad esempio nel pomeriggio, vengono promosse attività all’aperto, laboratori teatrali, iniziative a scopo benefico, con l’affiancamento di esperti dei vari settori. L’atmosfera ricreativa non trascura l’aspetto formativo: le esperienze pratiche, gli esercizi di gruppo, le esibizioni davanti a un pubblico potenziano le capacità dei ragazzi e stimolano i loro interessi. “I bambini devono essere motivati, apprezzati, valorizzati”, dice Mario Badiali. “Le cose si fanno per il piacere di farle e per dare il massimo. Non è richiesto diventare dei numeri uno. L’importante è fare esperienze e darsi da fare, senza mai demoralizzarsi davanti a chi ci scoraggia o ci sminuisce”. Il maestro vanta una lunga esperienza, eppure è il primo a mettersi costantemente in gioco: “Non ripresento mai lo stesso programma, perché ho bimbi sempre diversi davanti. Tutti i giorni mi metto in discussione e mi chiedo se sono davvero in grado di insegnare. Cerco di dare il meglio e affronto ogni situazione con mente aperta”.

L’istituto, sotto la direzione di Maurizio Tartarini, ha il grande vantaggio di trovarsi in una zona verde e di essere affiancato da una fattoria, caratteristiche che hanno permesso di sviluppare attività specifiche per gli allievi oltre il banco di classe. “Nell’esercizio della professione ho cercato di riportare la mia positiva esperienza di bambino che ha frequentato una scuola di montagna, dove si respirava libertà, dove c’era attenzione all’ambiente e alla comunità, dove c’era cultura della terra. In passato le persone, pur avendo un’istruzione scolastica limitata nella maggioranza dei casi, avevano tante competenze e saperi che col tempo sono andati perduti, perché ne abbiamo trascurato l’importanza”.

Il maestro dal momento del suo ingresso nell’istituto si è adoperato per mettere a frutto le potenzialità del luogo, col sostegno di colleghi, genitori e vicinato. Ormai da molto tempo la scuola dispone di un orto, dove i ragazzi fanno esperienza diretta. Gli alunni sono coinvolti nella raccolta delle olive e delle castagne. Frantoi e piccole realtà agricole della zona accolgono volentieri i bambini per la frangitura e per la produzione di farina dal loro raccolto, offrendo gratuitamente questo servizio per la scuola. L’istituto da due anni, inoltre, è custode del “Trentolino”, un tipo di seme di mais autoctono, concesso espressamente alla scuola dallo storico custode, nonno Foffa. Esperti agricoli seguono la scuola medesima nel processo di mantenimento e coltivazione di questo seme, che è studiato anche dall’università di Pisa. Insegnanti universitari del settore si prestano per tenere delle lezioni in classe sul tema.

“Per quanto io rappresenti un punto di riferimento per i bimbi nell’ambito di tutte queste iniziative, se non avessimo avuto il terreno a disposizione, se i genitori non avessero creduto in queste iniziative, se il vicinato non avesse contribuito alle attività della scuola, offrendo altri spazi, strumenti e servizi, niente di tutto questo sarebbe stato possibile”, precisa l’insegnante.

Il maestro crede molto anche nel teatro e nella musica. I bimbi si esercitano in lettura e scrittura creativa, sono chiamati a lavorare su un copione, alle scenografie, all’uso del microfono, all’allestimento del palco: “Facciamo dei gruppi di lavoro senza creare divisioni tra chi è più dotato e chi meno. Si canta tutti, si recita tutti. L’obiettivo è dare sicurezza agli allievi delle loro possibilità. Ad esempio, superare la paura di parlare in pubblico e non essere intimoriti di fronte a una platea si rivela molto utile nella vita, per chiunque”.

Nel corso del tempo diversi professionisti, tra cui Elisabetta Salvatori, Federico Barsanti, Laerte Neri, Guido Quarzo, hanno collaborato con la scuola, sviluppando dei progetti teatrali. L’impegno è stato serio, tanto che l’istituto si è distinto per delle produzioni che lo hanno portato a emergere a livello nazionale nell’ambito di concorsi specifici. Visti i successi riportati, l’istituto si è dotato negli anni di uno spazio attrezzato per il teatro. Genitori e nonni hanno sempre dato il loro prezioso contributo, così come sono state promosse iniziative di vario genere per raccogliere fondi necessari per coinvolgere esperti e portare avanti i vari progetti.

Il volontariato è un ulteriore ambito su cui ha voluto investire il maestro Mario, creando un collegamento virtuoso con le altre attività scolastiche. Badiali fa parte infatti di “AmatAfrica”, onlus toscana, fondata nel ‘95 da Luca e Sara Da Costa e collegata alla congregazione delle suore Oblate dello Spirito Santo. AmatAfrica sostiene l’opera delle religiose presenti in Ruanda. L’associazione è sorta proprio all’indomani del genocidio del ‘94, rispondendo alla richiesta di aiuto delle suore per la popolazione locale. Da allora il gruppo di volontariato ha attivato quattro missioni e ha provveduto alla costruzione e all’arredamento di scuole, centri sanitari e nutrizionali, acquedotti; ha sostenuto le oblate impegnate nella prima alfabetizzazione delle ragazze madri, altrimenti abbandonate a loro stesse.

Tutti gli anni i volontari si recano sul posto per verificare di persona la situazione. Ogni bene viene intestato alla congregazione delle oblate. L’associazione non ha possedimenti propri e non ha scopo di lucro. Fra i progetti sviluppati, due anni fa è stata data vita alla Scuola dei Mestieri dove persone esperte del posto insegnano ai ragazzi africani lavori pratici quale falegname, elettricista, parrucchiere ecc. AmatAfrica ha realizzato la struttura e messo a disposizione l’attrezzatura necessaria. “Siamo riusciti a realizzare tanti progetti in Ruanda perché ogni volta che abbiamo promosso un’opera abbiamo trovato sostegno da parte delle persone messe a conoscenza delle necessità”.

Gli studenti della primaria del Frasso dunque fanno conoscenza di realtà più svantaggiate della nostra e collaborano con iniziative locali volte alla sensibilizzazione su temi legati al sociale, alla cooperazione, all’ambiente. Lo slogan “Una scuola per amico” rappresenta le attività messe in atto per la raccolta di fondi a scopo benefico, anche tramite anche la vendita dei prodotti frutto della terra lavorata dagli studenti.

Il “metodo Badiali” ha convinto anche Roberto Vecchioni, a sua volta insegnante e al tempo stesso noto cantautore. Il maestro della Rodari qualche anno fa ha provato a contattarlo per invitarlo a scuola, spiegandogli il ventaglio di iniziative in cui sono coinvolti i bimbi. L’artista ha accolto la richiesta, dimostrandosi molto disponibile con i piccoli allievi. “Ha trascorso un’intera giornata con noi – ricorda il maestro – e non ha voluto niente. Abbiamo parlato di pace e accoglienza. Abbiamo lavorato sul tema della democrazia. È stata un’esperienza molto intensa”.

La provvidenza ci ha sempre aiutato e il primo a rimanere spiazzato sono io”, dice Badiali. L’insegnante è credente e attraverso la sua passione per la vita cerca di far capire che nella nostra religione c’è una speranza: “C’è la gioia di condividere. Io stesso cerco di vivere come facevano i contadini: non avevano niente e la fede li teneva uniti”. Racconta di essere stato ispirato fin da bambino dalla figura di San Francesco e, durante l’adolescenza, dall’incontro col padre francescano Gaetano Barile del convento di Tirrenia, che lo ha stimolato e coinvolto in tante iniziative volte ad attirare i giovani.

Mario fin da ragazzo scriveva musica e suonava la chitarra, interessi condivisi con il padre che praticava la batteria e cantava. Dopo il diploma di istituto magistrale, verso la fine degli anni Settanta, si è iscritto a una scuola di rock and roll acrobatico, vincendo varie competizioni. Per alcuni anni ha viaggiato per l’Europa e per il mondo, arrivando in Australia, preso da questo sport e dalla musica, finché, di fronte alla sollecitazione dei genitori che gli dicevano che ne faceva troppe, si è convinto a partecipare al concorso per l’accesso all’insegnamento. L’ha superato e nel ‘91 ha fatto il suo ingresso come maestro di ruolo alla elementare Rodari del Frasso.

D’altronde, nonostante i suoi progetti stravaganti, Mario aveva da sempre respirato l’aria dell’insegnamento in famiglia: la bisnonna, la nonna, la mamma e la sorella sono state tutte maestre elementari. Quando a casa lo hanno incoraggiato in questa direzione, ha seguito il consiglio, ma ha portato con sé tutta la ricchezza di interessi che da sempre lo caratterizzano, mettendola a disposizione dei suoi giovani allievi.

Diversi dei suoi ex alunni, oggi appunto adulti, sono tornati a trovarlo. Si tengono in contatto con lui e lo sostengono anche nei suoi programmi di formazione e di volontariato, continuamente in fermento. Tra gli studenti dei primi anni, ricordiamo un odierno ingegnere, sempre in movimento per lavoro in Italia e all’estero, che da bambino era molto timido: “Durante il lavoro scolastico l’ho incoraggiato ad aprirsi e a fidarsi di me”, racconta il maestro. “Da grande è venuto a ringraziarmi, ma sono io che devo ringraziare lui: mi ha spinto a impegnarmi nell’aiutarlo a superare dei piccoli limiti, che però si possono rivelare d’ostacolo nel tempo”. Un altro ex allievo, che aveva qualche problema col peso, ha vinto le sue difficoltà maturando una giusta autostima: “Oggi è un leader e aiuta i più deboli”, racconta Badiali. “Ai genitori che a volte al primo approccio a scuola sono venuti a manifestarmi delle perplessità ho sempre detto: datemi tempo. Fatemi arrivare in quinta”. Per i risultati: contattare ex alunni.

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