UN SINDACO-PADRE

Vittorio e Lotte Cardini

Vittorio Cardini è stato sindaco di Forte dei Marmi dal 1993 al 1997. Persona stimata per la sua correttezza e onestà, venne chiamato dai suoi stessi concittadini a ricoprire l’incarico, che portò avanti con dedizione e particolare attenzione soprattutto nei riguardi di chi attraversava delle difficoltà. È stato un imprenditore di successo, che ha raggiunto con impegno e serietà; ha vissuto periodi duri come il secondo conflitto mondiale e collaborato alla ripresa del paese, assistendo ai cambiamenti del territorio.

di Silvia Cecchi

È una grande storia d’amore quella di Vittorio Cardini per la famiglia, per il lavoro e per la vita. È stato un imprenditore di successo apprezzato dai suoi dipendenti, una persona stimata dai suoi concittadini, che in passato lo hanno chiamato a ricoprire la carica di sindaco, un padre di famiglia affettuoso. Ha un trascorso denso di avvenimenti, non risparmiato da laceranti sofferenze, come la perdita del babbo ancora bambino, la guerra, la morte della prima moglie Carla Frediani e del figlio, deceduti entrambi in momenti diversi per complicanze collegate al parto.

Seguendo l’insegnamento trasmessogli fin da piccolo dalla mamma, si è aggrappato alla croce e a Gesù, è riuscito a non farsi sopraffare dalle difficoltà ed ha messo al centro della sua vita la pace e il rispetto. Riportiamo la sua storia proprio perché Vittorio Cardini è riuscito a interpretare con impegno e con fede tante virtù nella sua vita, dimostrando come una persona nella sua umanità possa costituire una risorsa di bene.

Lo abbiamo incontrato in estate nella sua casa a Forte dei Marmi. Insieme alla moglie Charlotte Delladio, per tutti ‘Lotte’ . La coppia ha due figlie, Francesca e Barbara, e una canina barboncina affettuosa. I coniugi sono sposati da cinquantadue anni: “Sono volati, troppo veloci”, commentano entrambi. “Non abbiamo mai avuto contrasti e abbiamo sempre fatto colazione insieme”, racconta Lotte. “Vittorio mi ha lasciato mano libera in casa e con le figlie. Lui era molto impegnato col lavoro. Nel matrimonio ci vuole rispetto e pazienza”. “Sono stati cinquantadue anni di armonia”, aggiunge lui. “Le ho sempre voluto bene”, e le butta un bacio.

Vittorio ha incontrato e sposato Charlotte in seguito alla dolorosa esperienza della morte della prima moglie. Chiediamo alla signora Lotte se sia stata difficile per lei questa situazione: “Per lui non è stato facile, ma per me sì. I primi suoceri di mio marito mi hanno adottata come una figlia e sono stati dei veri e propri nonni per le mie bambine. Siamo stati vicini per tutta la vita come un’unica famiglia”. E domanda a suo marito: “Le hai fatto vedere la Carla?”. Ecco l’album di famiglia: ci sono le fotografie del matrimonio con la signora Frediani e dei quattro anni di vita che hanno trascorso insieme dal ’54 al ’58; ci sono poi le foto di Vittorio e Lotte con le loro figlie insieme alla mamma del signor Cardini e ai suoi primi suoceri. “Mia moglie non si merita altro che bene”, dice Vittorio di Lotte.

Il giorno del matrimonio con Carla Frediani

L’imprenditore è nato nel 1927 nel paese di Strettoia, circa un anno dopo suo fratello Bruno, cui è sempre stato fortemente legato, da Jacopo Cardini e Armida Galleni. Suo padre era un artigiano falegname, sua madre si occupava della mungitura delle mucche e della vendita del latte. Purtroppo a soli sette anni Vittorio ha perso il babbo, colpito da meningite e morto all’età di quarantadue anni. Armida, rimasta vedova a trentadue anni, non si è più risposata e si è dedicata completamente alla crescita dei due figli, sostenuta dallo zio dei bimbi, Pietro, che fece loro da tutore. “Mia mamma è sempre stata una donna forte, – ricorda Vittorio – l’unica volta che l’ho vista piangere è stato prima del funerale del babbo, mentre accompagnava per mano me e mio fratello dai nonni. Mi sono accorto che le scendevano le lacrime sul viso, ma stava in silenzio perché noi non ce ne accorgessimo”.

È stata proprio Armida a far maturare il sentimento religioso nei figli, che li ha sostenuti nella crescita e nelle difficili prove della vita: “La mamma ogni sera ci ricordava di pregare per il babbo e io da allora in avanti ho trovato nella preghiera e nella fede un riferimento saldo, che non mi ha mai abbandonato e mi ha permesso di farmi forza anche in circostanze dure come la guerra e la perdita di mia moglie Carla”.

Il secondo conflitto mondiale intanto si avvicinava a grandi passi e la Versilia, sulla linea Gotica, si preparava ad essere scenario di eventi drammatici. Vittorio nel frattempo si era formato alla scuola tecnico-professionale di Seravezza, un bell’istituto da cui sono usciti artigiani e professionisti di primo livello, e aveva iniziato a lavorare con suo fratello Bruno nell’officina meccanica dello zio a Forte dei Marmi. La vita degli abitanti però venne stravolta dalla guerra e tra il ’43 e il ’44 anche i Cardini sfollarono sulla montagna.

I ricordi di Vittorio relativi a quel periodo sono molti e descrivono rastrellamenti, miseria, fame, morte. A quel tempo aveva circa diciassette anni e per due volte si trovò davanti a un plotone di esecuzione, avendo salva la vita per circostanze impreviste. Un’altra volta, poi, fu risparmiato da un soldato tedesco che, mosso a compassione, fece finta di non averlo visto. Suo zio e suo fratello, invece, scamparono al campo di concentramento perché il camion su cui erano stati caricati venne deviato dal resto della colonna dagli stessi tedeschi che avevano bisogno di uomini per i lavori di costruzione di presidi difensivi lungo la linea Gotica.

Rammenta il coraggio di sua mamma, la precarietà delle condizioni, la violenza che infuriava: “C’erano morti e sangue da tutte le parti. Ho rischiato la vita, ma non ci pensavo, forse perché ero giovane”. Una cosa è certa, non ha mai abbandonato la preghiera: “Ho sempre pregato il mio Gesù e la Madonna, anche davanti ai plotoni di esecuzione. Gesù è un nome così dolce e io gli ho sempre chiesto di darmi una mano”In seguito Vittorio collaborò come volontario con gli americani della divisione “Buffalo”, presenti nella zona.

La pace e la fratellanza sono termini ricorrenti nel corso del nostro colloquio. Come la sua famiglia di origine, Cardini ha simpatizzato dapprima per la corrente socialista e poi per quella socialdemocratica. Tuttavia non si è mai messo in contrasto con chi la pensava diversamente e anche dopo la guerra ha avuto rapporti buoni con tutti: “Ho cercato di guardare oltre le divisioni fra partigiani e repubblichini. Eravamo tutti giovani, italiani e gli errori erano da tutte le parti”. Poi ricorda che al bar si incontravano ex partigiani ed ex repubblichini: “Questo è il cuore versiliese. È un cuore contadino”, dice Vittorio.

Una delle prime sedi dell’officina

Nel dopoguerra i fratelli Cardini ripresero a lavorare e seppero entrambi farsi strada. Dall’officina dello zio, specializzata nella costruzione di biciclette, entrambi svilupparono ulteriori competenze e si affermarono nel mondo della meccanica e dei motori, portando avanti ciascuno una brillante carriera. Vittorio aprì una propria attività, che col tempo si espanse sempre di più, sapendo cogliere le opportunità offerte dalla modernità.

La storia del suo successo professionale è al centro di un dettagliato articolo-ricordo scritto dalla sua storica segretaria, Giuliana Mosti, poco prima della sua morte, che lui ricorda con tanto affetto e stima. Sul numero 530 di febbraio 2012 di “Versilia Oggi” Giuliana ha ripercorso lo sviluppo della “Motonautica Cardini”, definita un tassello del puzzle della vecchia Forte dei Marmi, dalla sua nascita alla cessazione dell’attività nel 2011.

1 Maggio 1956 Gran Premio Motonautico Città di Carrara (Cardini controlla il motore)

Dal commercio delle normali biciclette l’impresa si ampliò a quelle a motore, agli scooter, ai tosaerba, divenendo concessionaria di produttori di primo livello. Con l’avanzare del periodo del benessere poi, Vittorio, grazie alla sua elevata esperienza in meccanica, divenne un leader nella vendita dei motori fuori bordo. “Il cliente si fidava della mia bottega e dei miei validi collaboratori perché sapeva che fornivo un servizio di assistenza”, è riportato nell’articolo scritto da Mosti.

Con il tempo, ricorda ancora la segreteria su ‘Versilia Oggi’, alcuni operai hanno intrapreso la propria carriera incoraggiati dallo stesso Cardini. E aggiunge: “Per me il signor Vittorio è stata una figura determinante. Sono andata alle sue dipendenze l’anno successivo in cui ho perso mio babbo. Mi ha permesso di lavorare inizialmente solo nel periodo estivo, per consentirmi di terminare gli studi, poi mi ha assunto fissa, fino a portarmi alla pensione. Ho visto nascere la sua famiglia, la signora Lotte mi ha sempre considerata una di loro”.

Giuliana scrive che la ditta non ha mai ostentato insegne eclatanti perché il signor Vittorio ha sempre detto: “Non ce n’è bisogno, la migliore insegna è il rispetto, la correttezza e l’onestà verso la clientela!”, qualità che gli hanno meritato vari riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro della Camera di Commercio di Lucca.

Con lo stesso spirito è stato sempre partecipe della vita del paese. Sin dopo la fine della guerra si rese disponibile per le operazioni volte a sminare il territorio di Forte dei Marmi dagli ordigni inesplosi. Quando gli chiediamo perché si mise così a rischio, ci guarda come se non ci fosse neanche da domandarselo: “Bisognava farlo e io avevo un cassone da lavoro utile allo scopo”. È stato volontario della Croce Verde e poi presidente della stessa: C’era tanta miseria. Col tempo l’associazione è diventata una struttura solida e forte, ma allora la situazione era molto diversa e bisognava tutti darsi da fare per il paese”.

Vittorio e Lotte con una delle loro figlie insieme ai suoceri Frediani e alla madre di lui Armida

Per i medesimi valori una ventina d’anni fa Vittorio fu chiamato da amici e concittadini a candidarsi come sindaco. Il paese attraversava un periodo di instabilità politica ed era stato alcune volte commissariato. Per questo gli abitanti vollero rivolgersi a una persona stimata, una di loro. Cardini, che ormai da tempo si era allontanato dalla politica per motivi professionali e familiari, rientrò sulla scena come figura indipendente dai partiti, forte della fiducia degli abitanti. Nell’album di famiglia ci sono alcune fotografie scattate proprio dopo la richiesta e l’accettazione della candidatura: l’espressione di Vittorio non è esattamente festante, ma decisamente pensierosa e un po’ preoccupata.

Quando mi vennero a cercare, io andai subito a consultarmi con mia moglie Lotte”, ricorda l’ex sindaco. “Lei mi dette il suo sostegno, mi rassicurò e mi incoraggiò. Fu così che decisi di mettermi a disposizione del paese. Mi consultai anche con don Janni Sabucco (allora priore di Forte dei Marmi), che stimavo molto, e lo pregai di dirmi in qualsiasi momento se ritenesse che stessi facendo qualcosa di sbagliato nel corso del mio incarico”.

Il sindaco Cardini con il priore don Janni Sabucco

Durante il suo mandato, dal ’93 al 97, si ricreò un clima politico positivo, a seguito del quale cessarono le condizioni di instabilità. Non mancarono eventi difficili da gestire, come le due alluvioni che colpirono la zona.

Il sindaco Cardini è stato un po’ come un padre per la sua comunità: Non ho mai bisticciato con la minoranza, ho sempre avuto rispetto per le posizioni di tutti. La mia porta era sempre aperta”. E aggiunge: “Mi recavo nelle scuole per incontrare gli studenti e nell’occasione raccontavo loro le vicende del passato che hanno segnato la storia del paese. Andavo, poi, in visita alle famiglie quando c’erano dei lutti per stare vicino ai miei concittadini e cercavo di risolvere i problemi di lavoro che affliggevano i nuclei familiari. Secondo me un sindaco deve fare prima di tutto queste cose. Ho lavorato per l’armonia e per impedire le divisioni, per me esistevano la pace e il volersi bene”.

Oggi, alla soglia dei novant’anni, Vittorio Cardini ancora di più crede nell’amore fra le persone e nell’amore per il creato intero: “Io mi sento in pace con tutti. La sera, prima di addormentarmi, penso ai parenti e agli amici che non ci sono più. Li ho tutti davanti alla mente e se per caso ne scordo qualcuno torno indietro e ricomincio da capo le mie preghiere”.

Luglio 2016

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