Sono tornato dal pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e mi accingo a scrivervi qualcosa sull’argomento.
Intanto mi scuso per non avervi avvisato della temporanea interruzione della mail quotidiana: me ne ero dimenticato! Non così i lettori che, preoccupati per il mio forfait, mi hanno tempestato di telefonate per assicurarsi delle mie condizioni di salute. Anche la Silvia, la direttrice responsabile del blog e della rivista, riprende servizio dopo la pausa-ferie.
Come avevo già accennato ai miei compagni di viaggio vorrei mettervi al corrente, seppure in modo sommario, dei particolari più importanti (sarebbe meglio dire più sentìti) di questo pellegrinaggio.
Prima di tutto però voglio parteciparvi la mia gioia per il possibile accordo raggiunto nella terra di Gesù fra Israele e Hamas per la pace. In questi due anni abbiamo pregato intensamente perché si raggiungesse un’intesa a favore degli ostaggi israeliani da una parte e del popolo palestinese dall’altra. Adesso che ci siamo vicini ringraziamo il Signore e auguriamoci che si giunga a un’intesa solida.
La nostra preghiera è stata una preghiera costante, di tutti i giorni. Una preghiera presentata al Signore da tutti coloro che frequentano la chiesa (e anche da chi la frequenta poco o niente).
A questo punto posso anche offrirvi un primo cenno relativo al primo giorno del nostro pellegrinaggio. Il frate celebrante, verso la fine della Messa, si è messo a piangere, vinto dalla commozione, nel momento in cui ricordava un suo umile confratello morto da alcuni anni.
Questo particolare mi (ci) ha fatto riflettere sul fatto che – come insegna Padre PIo – le preghiere, e soprattutto la Messa, devono essere accompagnate dalle lacrime per essere davvero vere ed efficaci.
Come è possibile celebrare o partecipare alla Messa come fosse uno spettacolo? Si rivive il Calvario con tutto quello che ne è seguito – la Risurrezione – ma anche con quello che lo ha preceduto: la dolorosa passione offerta per la nostra redenzione!
Come possiamo raccomandare al Signore, sempre durante la Messa, i nostri cari vivi e defunti senza avere un moto d’affetto per loro?