Mi è pervenuta questa bella prosa di REINER M. RILKE (1875 – 1926) che mi piace condividere con voi.
Rammenta tempi passati, tempi bellissimi in cui il Forte era ancora una comunità paesana con tutti i pregi delle piccole comunità
“Sulla spiaggia del Forte non si fanno banchetti o si canta o si danza o si racconta, ma si fa festa lo stesso, lieti della coscienza della propria forza sopita o di sognante desiderio.
E un po’ di questo atteggiamento spontaneo è rimasto vivo nel popolo, come si poteva osservare domenica scorsa.
Dal buio della settimana, madri, vecchi, bambini espongono al sole la loro vita con le sue piccole gioie e speranze (…) quasi la portassero in un tempio.
Siedono davanti agli usci con seggiole, seggioline e panche, secondo l’età ed il carattere, silenziosi o ciarleri, pensoso e curiosi; e della loro serenità rivestono le facciate insignificanti delle loro povere case.
Qui anche il mare concorre ad educare questa contenuta allegria.
La gente, uomini, donne, fanciulle, ignorano fino a che punto siano discepoli e figli del mare, quanto siano intimamente legati allo splendore, alla collera, all’ immensità di esso.
Bella, vero?