Sembra che appartengano al profeta Geremia anche se vengono pubblicate a parte in cinque agili capitoletti.
L’autore – che sia Geremia o un altro poco importa – esprime al Signore il proprio dolore per l’avvenuta distruzione di Gerusalemme da parte del Re di Babilonia (siamo verso il 550 – 580 a.C.) e per l’esilio che ne è seguito.
Anch’io mi sento un po’ come il profeta: mi impegno tanto nè più né meno come quando ero più giovane ma non vedo risultati.
O meglio ne vedo ma tutti negativi.
Non starò a fare l’elenco completo… soltanto qualche accenno fermandomi soltanto al paese che, a mio sommesso parere, sta morendo. Il crollo della natalità determinerà a breve un ulteriore calo nel numero degli iscritti sia alla scuola che al catechismo. Si è ridotto, e di molto, il numero dei residenti stabili. Andando a benedire, seppure a richiesta, incontro soltanto anziani e ammalati. In chiesa riusciamo a tenere un numero sufficiente di presenze per fare delle celebrazioni decorose ma solo perché in tanti vengono da fuori.
E va bene, non voglio continuare. Spero vivamente che la situazione cambi. Soprattutto che ci sia un ritorno alla fede e alla pratica religiosa. Non voglio perdermi d’animo e nemmeno voi lo dovete. Fidiamoci del Signore e andiamo avanti… L’anno santo servirà pure a qualcosa!