255. IN CAMMINO – strategie pastorali

Il titolo della conferenza era decisamente accattivante. “Come uscire dalla attuale situazione pastorale?” Il relatore, un sociologo dell’Università di Milano molto conosciuto e affermato. Ho ascoltato con molta attenzione ma sono rimasto deluso.

Può darsi benissimo però che sia colpa mia: non ho competenze specifiche se non quella d’essere parroco da più di quarant’anni, anzi, quasi cinquanta.

La delusione non ha riguardato l’analisi, lucida e precisa ma le indicazioni atte a superare il grave momento che vede le chiese semivuote e le nuove generazioni lontane e, almeno all’apparenza, irrimediabilmente perdute.

In parole povere ci viene suggerito di trasformarci in assistenti sociali innervando l’impegno con una generica “sapienza cristiana” che poi non si sa cosa voglia dire.

Se le uniche fragilità riconosciute sono soltanto quelle “educative, psicologiche, lavorative e affettive”, il prete cosa ci sta a fare?

Io penso che, senza trascurare quanto sopra, lo specifico del sacerdote sia quello di prendersi cura delle fragilità spirituali di chi si sente abbandonato da Dio e mortificato dalla Chiesa.

Come ho già scritto sopra può darsi che, per stanchezza o altro, non sia riuscito a capire ma io avrei dato un altro taglio.

La realtà, per fortuna, è un’altra e cioè che le persone odorano la santità e cercano chi la vive (pur con tutte le debolezze e i peccati propri della natura umana) perché nel prete vogliono vedere Gesù.

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