OMELIA di S.E. Mons. Riccardo Fontana

Omelia di S.E. Mons. Riccardo Fontana Arcivescovo-Vescovo di Arezzo a Forte dei Marmi durante la “Peregrinatio Mariae” della Madonna di Sotto gli Organi.

Forte dei Marmi, Lunedì 6 Novembre 2017

Cari Fortemarmini,

desidero innanzi tutto ringraziare il nostro proposto don Piero Malvaldi per avermi dato l’occasione di venerare con voi la Madonna di sotto gli Organi, che, per una geniale intuizione del nostro Arcivescovo, ancora una volta si è fatta pellegrina tra le comunità della Chiesa Pisana. La Madonna è qui per rinverdire la fede, per riproporre il Vangelo, per rinnovare l’unità della Chiesa di S.Ranieri, della quale l’antica immagine è l’identità ed a noi tutti carissima.

Vedere ancora al Forte quest’icona fa andare col pensiero al mai dimenticato nostro Arcivescovo Camozzo, che con la Peregrinatio Mariae, volle avviare una nuova fase della comunità ecclesiale pisana. Il gesto dell’Arcivescovo Benotto ripete quel gesto di sicura speranza e di fede nella possibile rinascita.

Basilio Magno ammoniva i fedeli a non riservare titoli impropri alla Madre di Gesù: Santa Maria è talmente ricca di preziose qualità, che ricoprirla di gioielli falsi sarebbe più un insulto che un atto di venerazione. Questo gesto che convoca tutte le nostre comunità ecclesiali è la misura della pietà mariana raccomandata da Papa Francesco.

Maria icona della Chiesa

Nel 431 i Padri del Concilio di Efeso vollero che da allora in poi Maria fosse riconosciuta Madre di Dio, non per un titolo ulteriore da attribuire alla Vergine di Nazareth, ma per affermare la divinità del Cristo, figlio di Dio, e la sua umanità perché Figlio di Maria. Una sola è la persona del Salvatore, ma due le sue nature, quella divina e quella umana.

Il popolo cristiano venera la Vergine del Fiat, perché grazie alla sua fede il Verbo si fece carne. San Francesco così la saluta riconoscente, con i versi della lingua italiana nascente:

Ave Signora, santa regina/santa Madre di Dio, Maria/che sei vergine fatta Chiesa/ ed eletta dal santissimo Padre Celeste/che ti ha consacrata/insieme col Santissimo Suo Figlio diletto/e con lo Spirito Santo Paraclito/tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia/ed ogni bene”1!

Già nel II secolo, nell’immagine del Cimitero di Priscilla, la fede dei cristiani riconosce il ruolo di Maria, riconoscendola parte essenziale del corpo ecclesiale: tocca a Lei mostrare Gesù e anche a noi è chiesto di fare altrettanto.

Tutta la vicenda della Vergine di Nazareth è riferita al mistero dell’incarnazione ed alle sue conseguenze di salvezza per il genere umano.

Per Mariam ad Jesum dirà in sintesi Luigi Maria da Montfort2. I pellegrini avranno fatto gesti di vera devozione se, avvicinandosi a Maria, riscopriranno Gesù, cambieranno la loro vita, torneranno a comunicare con Dio e con la Chiesa e si ricorderanno dei poveri facendo giustizia.

Quando veneriamo Maria Assunta in Cielo, proiettiamo in Lei tutte le nostre storie e diciamo che la promessa di Gesù al Nuovo Israele è possibile: come per Lei anche per noi c’è posto in Cielo.

La Repubblica pisana con i suoi ricchi viaggi e commerci trovò la sua identità, raccogliendo dal mondo bizantino molte idee che fanno la nostra Cattedrale unica al mondo e la stessa rappresentazione della Madonna di sotto gli Organi, una proposta rilanciata nell’Occidente latino.

Gesù, come possiamo ancora una volta ammirare da vicino nell’antica icona che ora è qui, è rappresentato fanciullo come piccolo filosofo, alla maniera orientale. Lei, Nostra Signora che lo mostra, è venerata come Madre della Sapienza.

Riproporre le Chiesa come un popolo che indica Cristo quale senso della vita, è un atto di fede collettiva. Esprimere questo intento attraverso il dialogo con i cercatori del vero è fare come Maria, che mostra il suo Divin Figlio.

Avvalersi del linguaggio dell’arte è la comunicazione più rispettosa del mistero e una mediazione utile e corretta.

Questa funzione della Madre di Dio è anche la nostra identità particolare, fissata nei tre titoli principali con cui la Madonna è invocata nella Versilia antica. Il bello di essere amati, la luce che rasserena e la via della salvezza, è come dire la Madonna del Bell’Amore del Piastraio di Stazzema, la Madonna del Sole in Pietrasanta e la Madonna del Soccorso a Seravezza.

Il Concilio Vaticano II

“La beata Vergine, per il dono e l’ufficio della divina maternità che la unisce col Figlio redentore per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa: la madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava Sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo”.3

Anche la Chiesa è chiamata madre e vergine, a imitazione della beata Vergine Maria, che con la sua fede ed obbedienza “generò sulla terra lo stesso Figlio di Dio, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo come una nuova Eva credendo non all’antico serpente, ma, senza alcuna esitazione, al messaggero di Dio4.

La Chiesa deve imitare la virtù di Maria. Ha già raggiunto nella beatissima Vergine quella perfezione, che la rende senza macchia e senza ruga5 “i fedeli del Cristo si sforzano ancora di crescere nella santità per la vittoria sul peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti”6. La Chiesa quando si fa madre nella missione apostolica di rigenerazione degli uomini, diventa più simile al suo grande modello, che generò il Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato da quell’amore materno da cui devono essere animati tutti quelli che si fanno apostoli del Signore.

Il Concilio Vaticano II, che ci invita a riconoscere Santa Maria Madre della Chiesa, le assegna, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi7, e dopo averla posta al centro della Chiesa, come in una litania, la venera ghebira, Madre del Re Messia, capace di ottenere da lui ogni grazia per noi.

Piena di Grazia nell’Annunciazione, lei che ha fatto posto al Verbo prima nel suo cuore di credente, e poi nel suo seno purissimo. La Chiesa deve imitare Maria nella sua vicinanza a Gesù. Da lei partorito nella grotta di Betlemme, con il piccolo in collo, rifugiata in Egitto, come le donne del mare del nostro tempo, fu sollecita per la sorte di lui, ritrovato fra i dottori del tempio.

Povera tra i poveri di Nazareth, in quella casupola di appena due stanze, con una finestra sola e senza neanche un pavimento, fu sempre discreta accanto al Figlio nella vita pubblica, da Cana di Galilea fino al Calvario, con la Chiesa nascente nel cenacolo fino a Pentecoste, e infine con Giovanni Evangelista scendendo dal monte dell’Ascensione, per incoraggiarci a proseguire l’opera di Lui, nel tempo ed in ogni luogo della terra.

Contemplare Maria è anticipare la sorte futura degli amici di Gesù.

La Panaghia, Tutta Santa Madre di Dio, è il progetto realizzato di quella beatitudine, che Gesù stesso le attribuisce al termine della grande disputa: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”8. Santa Maria mostra alla Chiesa come si bisogna fare per rimanere familiari di Gesù. Il rapporto privilegiato con la Parola, praticato dalla Madonna, è illustrato nella iconografia toscana della SS. Annunziata: sempre con la Bibbia in mano. Anche noi che contemplando l’icona della Madre della sapienza siamo invitati a recuperare la familiarità con il Vangelo: questa è la vera devozione.

Gli amici di Gesù non si tirano indietro da compiere le opere della carità, come Maria che, pur incinta, con Gesù nel seno, andò ad assistere Elisabetta. E così, Assunta in Cielo, sèguita a fare, intercedendo per noi.

La Madonna del Forte

La fede degli antichi toscani è espressa nella Divina Commedia (Paradiso XXXIV, v. 10):Qui se’ a noi meridiana face  di caritate, e giuso, intra’ mortali, se’ di speranza fontana vivace”

Luce per i nostri defunti, sicuro riferimento per noi che camminiamo verso la Gerusalemme del cielo, confidiamo di poterla finalmente salutare di persona, dopo averla pregata tutti i giorni della nostra vita.

La pietà del nostro popolo verso la Madonna, da che esiste questo paese, si è manifestata intensa e forte. Sopratutto nelle tribolazioni dei nostri lavoratori. Chi in mare si trovò disperato nella tempesta, al di là della pratica religiosa e della morale delle singole persone, si rivolse fiducioso alla Madonna: si affermò il principio molto fortemarmino che la Madonna non giudica, salva, intercedendo presso Dio per chi la invoca.

Nell’ottocento, ancor prima che questo edificio prendesse forma, si tramanda che una terribile libecciata aveva fatto incagliare molti navicelli sulla secca che sta a un paio di miglia fuori del pontile. Si rischiò di perdere un gran numero di uomini e il misero capitale con cui lavorare. Le nostre bisnonne portarono la Madonna sulla spiaggia e rimasero là a pregare. Finchè il vento cessò. Questa storia ho sempre sentito raccontare fin da bambino, tra le altre c’era anche la mia nonna Marianna.

I vecchi del Forte, nelle varie famiglie di quella allora piccola parrocchia confermavano a noi ragazzi quelle storie, mentre si identificano ancora i segni di gratitudine di quanti, perduta l’alberata poterono tornare a casa, senza perdere la nave. Storie di naufragi antichi. Forse potremmo fare altrettanto per i naufragi del nostro tempo, nelle famiglie, tra i giovani, nel cambiamento radicale del Forte.

Eravamo un paese semplice, ma sano. Avevamo un fede povera, non dotta, ma forte. Ci conoscevamo tutti, al di là delle divisioni della politica.

A Lourdes o a Loreto con i malati, senza presunzione attendendo con umiltà che la Chiesa si pronunziasse, eravamo un popolo non in cerca del sensazionale né del miracolismo, ma fiducioso nella intercessione di Maria, senza pretendere che appaia ogni giorno o che messaggi i pellegrini.

Fin da bambino ricordo che i pellegrinaggi con don Janni erano per lo più per andare a pregare ogni anno davanti a quest’immagine della Madonna di sotto gli Organi, nella nostra Cattedrale di Pisa. Non servono avventurosi traslochi di popolo, serve la fede.

Santa Maria, in questa prodigiosa immagine, è venuta oggi al Forte per farci guardare al futuro, da evangelizzare ancora nel solco della fede dei Padri.

1 San Francesco, Saluto alla Vergine, in FF (259)

2San Luigi Maria da Montfort, La vera devozione

3Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Lumen Gentium,63

4Idem, Ibidem

5Ef., 5,27

6Cfr. Lumen Gentium,64

7Cfr., idem,54

8LC 11,21

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