Da alcuni mesi avverto un profondo senso di disagio per un errore, grave, compiuto nell’esercizio del mio ministero di pastore.
Il parroco, in quanto pastore, deve avere a cuore le sofferenze del gregge e fare il possibile per lenirle. Di fronte quindi a chi è sfiduciato – e lo può essere per vari motivi – si impegna a sostenerlo e non soltanto a parole ma con gesti concreti.
In questi ormai 50 anni di sacerdozio mi è capitato più volte di impegnarmi in prima persona e (quasi) sempre con buoni risultati. C’è chi ha trovato lavoro, chi ha vinto la droga, chi ha fatto pace con il fratello, chi ha superato la depressione, chi è tornato in famiglia, chi ha superato l’esame, chi ha evitato il fallimento…
Ho scritto “quasi” perché in alcuni rari casi non ci sono riuscito o addirittura ho ottenuto l’effetto contrario andando a infilarmi in un cespuglio spinoso…
Questi rari casi che mi sono capitati hanno un denominatore comune: i soldi!
C’è chi, dopo essere stato aiutato finanziariamente, si è dimenticato di restituire, chi mi ha rifilato un assegno scoperto, chi ha sparato balle ecc.
In questo ennesimo caso è andata così. Non avendo disponibilità personale per aiutare l’amico a evitare il fallimento, ho attinto al conto della AdC certissimo, vista l’amicizia e la stima del mio interlocutore, che sarebbe stato di parola quanto alla restituzione.
E invece così non è stato e quindi mi ritrovo in una situazione spiacevole costretto a ripianare pian piano la somma con la mia magra pensione di ex-insegnante.
Che fare? L’unica soluzione è … aspettare anche perché pare che questo amico abbia il cassetto fiscale pieno di crediti al momento però inesigibili per lo stop delle banche.