Dopo Gherardo (la Capannina) e Lorenzo (il ristorante) è mancato pure Giorgio (Versilia oggi): tre cari amici che mi hanno onorato con la loro amicizia.
Di Gherardo Guidi e Lorenzo Viani ho già scritto qualcosa. Oggi voglio dedicare questa breve nota a Giorgio Giannelli conosciutissimo in tutta la Versilia e in particolare qui al Forte.
Sono tre i momenti salienti della nostra forte amicizia e frequentazione.
Il primo proprio all’inizio della mia avventura come parroco al Forte. Non conoscendo nessuno se non il Priore, don Giorgio, la Valentina e la Marta era alquanto smarrito.
Mio padre invece si era perfettamente integrato da subito grazie all’amico e compagno di scuola Licurgo D’Anteo col quale passeggiava in lungo e largo per il paese.
Mio padre, come sapete, aveva alle spalle una lunga militanza politica nel Partito Socialista con frequentazioni di livello anche a livello nazionale (perfino con Pertini). Così un giorno, un sabato per la precisione, giunsero in canonica Leonetto Amadei e Giorgio Giannelli a salutare l’amico nonché papà del nuovo parroco. Terminata la conversazione col genitore entrambi mi salutarono con affetto assicurandomi il loro sostegno per eventuali inziative (ovviamente non politiche).
Qusto fu il mio primo incontro con Giorgio Giannelli. Il secondo incontro importante fu all’ospedale in una cameretta di gastroenterologia. Mentre vagavo nei corridoi dell’ospedale mi sentii chiamare… Era lui, molto provato, preoccupato ma indomito come sempre.
Fu un colloquio memorabile perché mi fece una lezione di “mariologia” passando in rassegna i tre più celebri santuari della Madonna presenti in Versilia: il Piastraio di Stazzema, il Soccorso di Seravezza e il Sole di Pietrasanta. Mi resi subito conto che nonostante il suo spirito ironico nei confronti della religione pure lui, come tutti i versiliesi, nutriva rispetto e affetto per la Madonna.
Il terzo importante incontro fu un incontro telefonico quando lui, da Roma, mi chiamò per propormi una visita a una chiesa del centro città. Mi venne spontaneo chiedergli se si fosse “convertito”. Con spirito arguto mi rispose che avremmo dovuto convertirci noi sacerdoti dando maggiore importanza all’insegnamento di Gesù, uno dei pochi nella storia dell’umanità ad aver predicato e vissuto l’accoglienza, l’uguaglianza, il coraggio della verità, la condanna del ritualismo ecc.
La signora Lula – era presente anche lei – aggiunse che anche il prete di Roma si era ricreduto circa la vis polemica di Giorgio che ne sapeva più di tanti frequentatori assidui della chiesa!
Caro Giorgio, sono certo che ti metterai di nuovo a discutere col priore Sabucco che ti stimava tanto e con tutti gli altri mici del Forte dei tuoi tempi.