124. IN CAMMINO – intervista

Mi sono sempre rifiutato di farmi intervistare ma stavolta ho acconsentito per rispetto a chi me lo ha chiesto. Pare che uno dei video girati nel primo periodo della chiusura della chiesa per la pandemia sia finito sotto gli occhi di un giornalista fiorentino che ne ha chiesto conto a un amico di Forte dei Marmi. Questo amico deve avermi fatto una presentazione, come si suol dire, con i “fiocchi” per cui hanno deciso di venire a intervistare questo “pretino tanto bravo…”.

E così questa mattina si sono presentati in due, uno con la telecamera e uno con il blocco-note, per intervistarmi.

Superato un primo momento di disagio, perché ritengo di non essere niente di speciale ma un prete come ce ne sono tanti, ho risposto volentieri alle domande e altrettanto volentieri ho fatto da “cicerone” per spiegare alcune opere importanti presenti in chiesa in vista della ormai imminente festa di Gesù, Re dell’Universo.

Per prima cosa li ho invitati a dire una preghiera e mi è stato di conforto che hanno benevolmente accolto la proposta.

Poi ha avuto inizio l’intervista con la prima domanda in cui mi è stato chiesto come abbiamo gestito la “prima chiusura” e come ci stiamo preparando alla possibile seconda. Poi mi hanno chiesto quali iniziative pastorali sfrutto per mantenere i contatti con i più giovani della comunità. Come terza domanda se mi trovo bene in paese e qui mi sono lasciato andare a una “sviolinata” sul nostro paese quasi fossimo tutti santi…

Anche i “russi?”, mi hanno chiesto. Certo -gli ho risposto- anche i russi perché ci danno lavoro e collaborano per il bene del paese. A quel punto gli ho mostrato le opere di Dimitri, l’altare degli ortodossi ecc.

Dato poi che mi stavano intervistando per poi pubblicarmi su una rivista mi sono permesso di fargli trovare qualche copia della nostra rivista. Con piacere ho scoperto che già la conoscevano perché la nostra direttrice è ben conosciuta nell’ambiente fiorentino-pratese. Anzi ne hanno approfittato per lasciarle, mio tramite, un saluto da colleghi.

Quando mi hanno lasciato, dopo un’ora abbondante di chiacchierata, sono andati a farsi un selfie con la statua di papa Giovanni Paolo II nel giardinetto della chiesa. Anche questo mi ha fatto piacere.

 

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