In questo tempo difficile le chiese sono punto di riferimento sicuro per coloro che sono in difficoltà ed è giusto che sia così.
Come ci insegna la storia bimillenaria della Chiesa i cristiani hanno sempre preso sul serio le parole di Gesù: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere ecc.”
In altre parole, i poveri sono sempre stati al centro dell’attenzione. Però…
Eh sì, delle volte capitano episodi che scoraggiano anche le persone più generose e disponibili: espedienti ingegnosi, anche con ricorso ai sacramenti della Confessione e della Comunione, tesi soltanto a fare soldi senza tanti problemi.
L’ ultimo proprio in questi giorni.
Squilla il telefono.
Sul monitor appare scritto “numero anonimo”. Drizzo subito le antenne: per quale motivo il mio interlocutore non vuole farsi conoscere? Conosce il mio numero e perché non dovrei conoscere il suo?
“Avrei urgente bisogno di confessarmi!”
“Venga pure, sono in casa… è del Forte?”
“Si, abito in paese da poco tempo. Ho sentito parlare tanto bene di lei e vorrei conoscerla per iniziare un percorso di fede…”
“Dove abita di preciso così facciamo amicizia”.
“Abito in Via … al numero … ”
“Ah, complimenti, proprio accanto alla villa del signor … . È la villa di destra o quella di sinistra? Ma perché il monitor non mi riporta il suo numero di telefono?”
Fine della conversazione. La comunicazione si interrotta bruscamente. Ha capito d’essere stato smascherato.
Era il solito truffatore seriale…