Nell’occasione della festa di san Francesco sono stato invitato dai confratelli cappuccini per un simpatico momento conviviale insieme con le Autorità e altri amici.
Inutile dire che è stato un bel momento a cominciare dall’inizio con una preghiera rivolta al Signore per intercessione di san Francesco. Alla preghiera ha fatto seguito il pranzo con degli ottimi ravioli ricotta e spinaci davvero gustosi. Poi il coniglio arrosto con del roast-beef e le patate al forno. In chiusura il dolce e il caffè.
Anch’io sono stato di compagnia e d’appetito (nel senso che ho approfittato per gustare i piatti).
I commensali parlavano del più e del meno – a tavola i discorsi sono sempre tranquilli – e così il tempo è trascorso in un attimo lasciando in tutti il rimpianto per non poterci trovare più spesso.
“Certo però – mi ha detto tra il serio e il faceto il mio vicino di tavola – non c’è confronto tra festa di San Francesco e quella di Sant’Ermete”.
“E cioè ?”, ho replicato.
“Qui c’è ogni ben di Dio mentre per Sant’Ermete quando va bene c’è un salatino, la “fiera” (porchetta e simili), qualche oliva e un bicchiere di spumante!”
Non mi sono lasciato sorprendere e ho replicato sfoggiando un bel sorriso:
“Assolutamente! Il fatto è che io invito soltanto i preti e quindi, come dice il Codice di diritto canonico 245, con loro devo limitarmi all’essenziale per non incorrere in qualche censura. Ora ti cito il passo in latino: “Ministri , ad ministerium pastorale fructuose exercendum, discant modice manducare atque bibere”.
Ho fatto un figurone… però, ripensandoci meglio, ho l’impressione d’avergli detto una bugia.
Per gioco, naturalmente! E, infatti, non ci ha creduto!