415. IN CAMMINO – Suore “madri”

Avevo già in mente l’argomento da proporvi ma, aperto il computer e letto il contenuto della mail della Curia, ho deciso di cambiare argomento e di dedicare questo ormai consueto breve scritto alle Suore.

La mail mi avvisava della morte, nello stesso giorno, di due anziane sorelle, Madre Adeodata e Madre Clara entrambe a me molto care.

Madre Adeodata era una suora di clausura del monastero benedettino di San Giuliano. Donna forte e volitiva aveva curato il trasferimento dal Monastero di Pisa a quello di San Giuliano in anni ormai lontani. Si era consumata le ginocchia nella preghiera ma anche le mani nella realizzazione del nuovo monastero e la mente nel far quadrare i conti economici.

Donna dolcissima ospitava volentieri noi sacerdoti per momenti di preghiera/riflessione riservandoci mille attenzioni come è nello stile delle benedettine. Essendo monaca di clausura non riservava troppo tempo alle udienze però, nel caso di necessità, non si negava ed era capace di fermarsi anche delle ore a parlare, consigliare ecc.

Madre Clara invece era una suora di vita attiva. Apparteneva alle Suore del Cottolengo (Suore infermiere) ma i suoi superiori l’avevano destinata al lavoro di Curia.

E così si era ritrovata da un giorno all’altro dal curare gli anziani e gli ammalati a gestire la segreteria della Curia con tutti i problemi legati a questo delicato servizio.

È risaputo che noi sacerdoti siamo un po’ misogini e talvolta anche bizzosi per cui all’inizio aveva sofferto un pochino. Poi però, da pisana purosangue, aveva reagito imponendosi con fermezza anche ai più dispettosi. In altre parole aveva messo in riga tutti, dagli attempati Monsignori ai giovani     vice -parroci. Non alzava mai la voce ma bastava un’occhiata per chiudere le questioni.

Il servizio è durato oltre 25 anni. Entrava in Curia alle 9.00 per sbrigare la corrispondenza; alle 9.30 apriva l’ufficio e sedeva alla scrivania con i blocchetti dei ricevutari alla mano pronta a tutte le esigenze dei sacerdoti. A mezzogiorno in punto, recitato l’Angelus, se ne tornava in Istituto per il turno pomeridiano d’assistenza ai malati (che non aveva mai tralasciato).

Insomma due donne e “madri” eccezionali.

Oggi stesso le ricorderò all’altare del Signore. Fatelo anche voi, per piacere. E teniamoci care le nostre Suore Canossiane…!

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