460. IN CAMMINO – Ma a me chi mi ama?

Leggo sempre con molto interesse la rubrica “Ultimo banco” curata dal prof. Alessandro D’Avenia sul Corriere della Sera ogni Lunedì.

Il quotidiano in questione, inviso a molti perché certi social “iperpolemici” lo descrivono come organo ufficiale della massoneria, in realtà dà voce a tutti (purché facciano discorsi seri, competenti e non settari) come nel caso del prof. D’Avenia.

Chi scrive è un insegnante di Liceo (in qualche modo un mio collega visto che anch’io ho insegnato per lunghi anni in un Liceo scientifico) e un cattolico praticante (si capisce da quello che scrive e da come lo scrive).

L’articolo di oggi intitolato “ma a me chi mi ama” ha messo in luce, anche se indirettamente, un ambito peculiare del servizio pastorale di noi sacerdoti. Quello dell’accompagnamento empatico di chi, per certi contrattempi propri della vita, è carente di affetto.

Un ambito delicato, se vogliamo, perché il più delle volte è privo di sbocchi però estremamente gratificante perché quando si riesce a strappare un sorriso a chi ha voglia soltanto di morire c’è da fare i salti di gioia oltre che da ringraziare il Signore per il dono della vocazione sacerdotale.

Potrei fare molti esempi: mi limito soltanto alla prima persona che ho incontrato questa mattina appena rientrato in casa dalla solita passeggiata con Dionigi e Alberto.

Mi sono trovato di fronte un mio “amico”, un signore male in arnese… balbuziante e visibilmente depresso per motivi che non starò a dirvi perché troppo personali. Dorme all’addiaccio in un sacco a pelo in un campo poco lontano.

Lo conosco da tempo ormai e gli sono pure affezionato: ogni tanto mi metto ad ascoltarlo come si usa fare con gli amici e gli allungo qualche soldino.

Per il parroco infatti tutti i parrocchiani sono “amici” al di là delle condizioni finanziarie, di cultura, di salute psicologica, di pratica religiosa, di opinioni politiche ecc.

Quando è venuto a trovarmi l’ho salutato cordialmente e gli ho spiegato che alcune persone si erano preoccupate per lui avendolo visto dormire al freddo…

Al sentire che alcuni si erano preoccupati di lui ha sorriso… aggiungendo: “Allora non è il solo a volermi bene”!

 

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