Venerdì prossimo, a Napoli, si terrà l’atteso convegno su Giuseppe Toniolo nell’occasione del X anniversario della sua proclamazione a Beato. Sarei invitato anch’io ma potrò partecipare solo via social visto che non ho il tempo necessario per farlo. Un pochino mi spiace perché ho studiato a lungo il pensiero del prof. Toniolo e avrei senz’altro qualcosa da dire o da proporre.
Toniolo, com’è noto, pur essendo veneto d’origine, si fece un nome come economista proprio a Pisa dove tenne cattedra per lunghi anni sia all’Università che in Seminario.
Il cardinale Maffi, Arcivescovo di Pisa al tempo del Toniolo (siamo ai primi decenni del 1900) era un uomo di fede ma anche di scienza. Prediligeva la matematica, la fisica e l’astronomia ma apprezzava molto anche la scienza economica e così si appoggiò ben volentieri al Toniolo per la sociologia e l’economia. E così il professore alternava le lezioni fra l’Università e il Seminario nel frattempo divenuto Facoltà Teologica.
E non solo. Consapevole infatti che la teoria non è sufficente a sfamare le persone il prof. Toniolo dette vita – d’intesa col Cardinale – a innumerevoli iniziative di assistenza e di solidarietà.
Quella realtà pisana che all’inizio della sua esperienza didattica aveva descritto come “terra invia et inaquosa” – un deserto, per intenderci – germogliò e fiorì di oasi di solidarietà che costellarono l’intera diocesi e non solo.
Gli allievi poi del Toniolo, sia ecclesiastici che laici, proseguirono sulla strada tracciata dal Maestro tanto che la facoltà di Economia dell’Università di Pisa divenne un centro internazionale di studio per l’Economia solidarista. Fra questi uno dei suoi allievi preferiti, il prof. Menegazzi, che poi troviamo ordinario a Padova, e il prof. Molesti, già allievo del Menegazzi e poi tutta la scuola economica della Cattolica che nel frattempo, con Padre Gemelli, aveva preso il largo…
Mi piacerebbe fare qualcosa per mantenere vivo il ricordo del Professore. Da alcuni mesi sto cercando una spalla, fra i professori di Economia/Sociologia dell’Università, ma al momento la mia ricerca è stata infruttuosa. Ora poi, con la guerra, ci sono altri problemi e non credo sarà possibile fare più di tanto a meno che fra i miei lettori non ci sia qualche professore disposto almeno ad ascoltare le mie proposte.