Il mercoledì, oltre che il giorno dell’Adorazione Eucaristica e delle Confessioni, è il giorno dei poveri che vengono a chiedere un aiuto.
Premesso che non mando mai via nessuno (a meno che non vengano in momenti sbagliati… ad esempio mentre sono già cambiato e pronto per celebrare un matrimonio come è successo la settimana scorsa con la signora NN che va a dire a tutti che non l’aiuto) confesso di trovarmi talvolta in difficoltà con chi si presenta con la barba incolta, con chi alita alcool, con chi si presenta in mini-mini gonna e super truccata ecc.
Poi però…
Proprio oggi vedendomi davanti un africano strappato e maleodorante non ho potuto trattenermi dal pensare a quei poveri nigeriani colpiti a morte durante la celebrazione di Pentecoste e costretti dall’odio musulmano o tribale a lasciare il paese per avere salva la vita.
E sempre oggi, ascoltando il racconto di un nostro connazionale messo alla porta dalla famiglia, ho avvertito così tanto dolore da commuovermi.
E in questo momento, quella zingara col gonnellone che ha suonato per avere qualche soldo… mi sono tornati alla memoria i miei trascorsi a San Casciano quando le donne che tornavano dal mercato senza portare soldi venivano battute col bastone!
Ieri poi, davanti a una povera signora abbigliata nel modo sopra-descritto, mi sono messo a ragionare su quanto sia difficile la vita per chi non ha proprio nessuno con cui condividere un affetto, un abbraccio e un bacio se non quelli mercenari… (avete capito, mi immagino).
E sempre ieri, appena conclusa la riunione della San Vincenzo, quel povero che chiedeva di poter lavorare in qualche modo: “Non voglio l’elemosina, vorrei un lavoro”!
Viene da pensare, vero?