Come avete senz’altro già capito mi riferisco a quanto ho scritto ieri a proposito dei ministeri istituiti che riguardano i Lettori della Parola di Dio, i serventi all’altare e i (le) catechisti (e).
Nel comunicato della Conferenza Episcopale Italiana c’è scritto che questa riforma è fatta per rinnovare la “forma Ecclesiae” in chiave più comunionale e non per sopperire alla carenza ormai endemica dei sacerdoti.
Senz’altro sarà così ma la sapienza popolare (che non va mai sminuita) ha capito e l’ha capito da tempo che il problema vero sta proprio nella crisi delle vocazioni ai ministeri ordinati.
Mancano sia i preti che i diaconi (Vescovi no, almeno al momento) e quelli in attività pastorale sono spesso stressati dal superlavoro al quale sono costretti.
C’è bisogno quindi che anche i laici, uomini e donne, raccolgano il testimone e portino avanti il compito gravoso ma anche esaltante dell’annuncio di Cristo.
La storia ci insegna che la Fede è rimasta anche quando la trasmissione della Buona Notizia è stata affidata ai laici, uomini e donne, che hanno “lavorato” né più né meno come i consacrati ottenendo ottimi risultati.
“Lavorato” vuol dire che hanno dapprima dissodato il terreno sassoso dell’ateismo, poi seminato la Parola di Dio e infine curato lo sviluppo dei germogli.
E sono stati pronti, dimostrando grande senso della Chiesa, a rientrare nell’anonimato nel momento in cui il loro seme hanno potuto riavere i loro pastori.
Questi risultati non li avrebbero potuti raggiungere senza l’aiuto di Dio e questo fa capire quanto importante sia la piena “sintonia” col Signore.