Ieri ho celebrato il funerale di Umberto Cinquegrani, amico e collaboratore da molti anni oltre che responsabile della Corale cittadina che sentiva come sua seconda “famiglia”.
Pochi giorni or sono avevo avvertito, fortissimo, il desiderio di incontrarlo e così era stato. Nei brevi momenti passati insieme – era lucidissimo – abbiamo parlato di molte cose ma soprattutto del nostro paese e della nostra comunità parrocchiale che è in una fase di forte cambiamento.
In effetti il paese è cambiato. Molti ormai hanno lasciato il Forte per stabilirsi in altri paesi del circondario e sono subentrate nuove persone, nuove famiglie.
Alla domanda di Umberto, che mi chiedeva come mi trovassi – in quanto parroco -in questa nuova realtà, ho riposto con sincerità e cioè che mi sto impegnando la massimo, come sempre, ma i risultati sono assai modesti.
Non che i nuovi siano diversi dai precedenti. Pure gli ultimi arrivati sono ottime persone ma li conosco poco e per questo stento a coinvolgerli nelle nostre iniziative.
Lui, sorridendo, mi ha incoraggiato a portare avanti con passione il mio servizio e mi ha assicurato il suo “sostegno” spirituale.
Vedere una persona allettata e provata dalla sofferenza che ti offre sostegno spirituale mi ha molto commosso: voleva dire, in parole povere, che era disposto a offrire per me al Signore la sua sofferenza! Davvero incredibile.
Sono tornato a casa rattristato per le sue condizioni di salute ma pure felice per aver conosciuto questo ulteriore nobile aspetto della sua personalità.
Sabato prossimo, nel pomeriggio verso le 16.45, la sua “famiglia corale” lo ricorderà offrendo un concerto corale. Sarà per noi l’occasione anche per me di ricambiare questa sua nobiltà d’animo.