653. IN CAMMINO – Papa Benedetto (1)

Ieri, nel corso delle varie celebrazioni, ho parlato di papa Benedetto morto nella mattinata di sabato scorso. I fedeli presenti in chiesa anche quelli più disattenti (dall’altare si nota benissimo chi ascolta e chi no) subito si sono fermati ad ascoltare quanto dicevo.

Non mi sono dilungato. Ho commentato soltanto quanto avevo scritto, di getto, sul manifesto funebre esposto all’ingresso della chiesa: “La nostra Comunità di Forte dei Marmi partecipa il pio transito di papa Benedetto XVI, fine teologo e mite pastore del popolo cristiano”.

Le due caratteristiche che ho citato ritengo siano le più significative a illustrare il personaggio.

Intanto: “fine” teologo.

Aveva percorso tutti gradi accademici con successo ma senza ostentare sicumera, piuttosto accogliendo con umiltà critiche neppure tanto benevole come quelle che rischiarono di compromettere la sua “carriera” di teologo nell’occasione della discussione della tesi di abilitazione all’insegnamento: relatore e controrelatore si scontrarono pesantemente e chi ne venne penalizzato fu proprio il giovane Ratzinger che rischiò di non essere abilitato. Questa esperienza lo segnò pesantemente a giudicare da quanto scriverà al riguardo: “Le umiliazioni sono necessarie….. È un bene che un giovane conosca i suoi limiti, subisca anche critiche, della sperimentare una fase negativa”. Chi ha letto il mio editoriale sull’ultimo numero della rivista parrocchiale capirà perché facilmente perché questo episodio della sua biografia mi sia rimasto in mente… Questo lo indusse, nel prosieguo del suo insegnamento cattedratico, a essere sempre rispettoso e attento fino alle sfumature nei confronti degli studenti in modo da evitare loro inutili sofferenze. Non a caso costituì uno Schulerkeis (circolo degli studenti) per avere con loro anche un rapporto spirituale oltre che culturale.

Negli anni del Concilio, facendo da consulente al suo Vescovo, ebbe modo di farsi conoscere anche in campo internazionale. I contributi alla discussione del Cardinale Frings lasciavano sempre il segno nelle discussioni. Ma Frings era semicieco e pertanto era fin troppo chiaro che le bozze dei suoi interventi erano redatte da Ratzinger.

I teologi, com’è noto, hanno grande libertà di movimento delle esposizioni accademiche. Anche la teologia è una scienza e procede in modo scientifico. Ovviamente certe ipotesi personali restano tali fino a che non trovano un consenso unanime. Ratzinger su questo punto era intransigente fino a rinunciare (1968) all’insegnamento universitario a Tubinga per non essere coinvolto in una deviazione dottrinale imposta da alcuni colleghi professori. Ma proprio in quell’anno della rinuncia pubblicò “Introduzione al Cristianesimo”, famoso anche oggi per quella frase con la quale spiega il rapporto con il Signore: “Avere fede significa trovare un “tu” che mi sostiene e che mi accorda un amore indistruttibile”.

Il “TU” cui accenna è Gesù cui – così ho letto – rivolge le sue ultime parole prima di spirare… Gesù, ti amo”.

 

 

 

 

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