Proprio oggi che è la giornata internazionale dei gatti ho fatto la triste scoperta della morte della mia gattina.
Era una piccola randagia apparsa in canonica in un giorno di pioggia di qualche anno addietro reclamando con un miagolio sommesso un po’di pappa. Aveva gradito quanto offerto generosamente (la pappa l’avevo sottratta a Vaduz, il gatto di don Edoardo) e aveva deciso di accasarsi nel sottocorridoio della sacrestia in una comodissima cuccia allestita per lei dalla Flavia.
Da allora ogni giorno, verso sera, sbucava all’improvviso dalla stradina interna e si accomodava sul muretto di cinta. Al mio richiamo – una sorta di miagolio sgraziato – saltava la recinzione e si accomodava al desco leccandosi i baffi.
Poi usciva per i fatti suoi e a una cert’ora, quando ormai la Lola era andata a riposare, si accomodava nella cuccia aspettando il nuovo giorno.
Era assai selvatica ma gradiva i bacetti e le coccole purché rivolte da lontano. Non voleva assolutamente essere accarezzata anche se – si vedeva bene – gradiva la nostra presenza.
A suo tempo si era innamorata di Vaduz, il gatto di don Edoardo, e aveva iniziato a frequentare la sacrestia (più volte avevo “beccato” i due innamorati in atteggiamenti affettuosi) per poi incappare in una forte depressione quando don Edoardo si trasferì a Pietrasanta portandosi dietro il micio. Faceva tenerezza vederla, sola, nella stradina, aspettando quel gattone nero che però non c’era più. Povera gattina!
Da qualche giorno rifiutava la pappa che, quando Lorenzo quando la Silvia le preparavano con amore. Rifiutava perfino le scatolette dei gatti-vip. Niente.
Poi era scomparsa lasciandoci nell’amarezza perché pensavamo che avesse scelto diversamente… insomma pensavamo a un tradimento per questioni di cibo.
Invece la gattina stava male e quando si è accorta di morire è tornata a casa, nella sua cuccia, dove stamani l’abbiamo trovata ormai morta.
Lola e Carlotta la stavano odorando. Cercavano di smuoverla per poi poterla rincorrere per gioco come erano soliti fare ma la gattina ormai era fredda.
L’ho raccolta e l’ho accarezzata: penso sia stata l’unica carezza ricevuta in tutta la sua vita di povera randagia.
La gatta randagia, insieme alla Lola e Carlotta, era entrata a far parte degli animali, che popolano il vicinato virtuale. La sua presenza affettuosa e discreta attraversava il nostro giardino e si affacciava alla porta per un saluto.
Se ne è andata con la discrezione, con cui è vissuta e come direbbe Borges:
“Hai accolto,
da quella eternità che è già oblio,
l’amore di una mano timorosa.”