La benedizione “a macchia di leopardo” sta dando buoni frutti almeno per quella che è la mia esperienza. Anche se per la verifica dovrò aspettare la conclusione mi sembra di poter dire fin da ora che è stata una buona scelta.
Questa è stata motivata dalla mutata realtà di Forte dei Marmi che da paese che si è trasformato in un luogo di vacanza con nuove abitazioni e nuovi abitanti presenti però solo nei fine settimana o poco più.
La benedizione tradizionale mi avrebbe comportato soltanto un accumulo di stanchezza con pochi risultati. Andando invece a far visita agli anziani e agli ammalati ho avuto la possibilità di fermarmi se non altro ad asciugare qualche lacrima e recare un poco di conforto oltre che per scambiare una parola.
E là dove invece sono stato espressamente invitato ho trovato – finalmente – anche qualche giovane/ragazza a pregare insieme col resto della famiglia… questo perché la benedizione c’è stata in un orario favorevole all’incontro: in genere famiglie molto unite e anche sensibili spiritualmente il che non guasta, anzi!
Ma vorrei tornare un attimo indietro e scrive qualcosa a proposito dei numerosi colloqui/confessioni che ho avuto e sto avendo.
Non sono un medico e nemmeno uno psicologo o un guru (maestro di vita): sono soltanto un semplice sacerdote però…
Anni indietro venne una signora a parlare/confessarsi. Molto candidamente mi spiegò che l’aveva indirizzata a me nientemeno che il dott. N.N. Alla fine del colloquio telefonai al medico per chiedere conto di questo suggerimento. Mi rispose con un tono severo:
“Perché mi pone questa domanda? Lei non crede all’efficacia terapeutica del colloquio sacramentale?”
“Certo” risposi.
“E allora -continuò- svolga il suo ministero senza fare domande inutili!”