664. IN CAMMINO – reclusi

Stavo ormai riposando quando sono stato all’improvviso svegliato da uno squillo telefonico. Ho lasciato correre ma lo squillo si è ripetuto e quindi mi sono alzato – era il telefono di casa – per verificare.

“Siamo reclusi in sacrestia e abbiamo freddo!”

Erano Gabriele e Paolo che, concluse le prove del coro,  mi avvisavano d’essere rimasti chiusi in sacrestia. Avevo consegnato loro la chiave sbagliata e quindi non potevano… uscire.

La prova si era svolta regolarmente. Anch’io mi ero trattenuto più del solito per presentare l’appuntamento di Martedì prossimo – una veglia di preghiera fra cattolici e ortodossi per la pace -ma poi me ne ero andato a letto. Sbadatamente avevo consegnato la chiave della canonica e non quella della sacrestia…

Dunque, lì per lì, quando ci siamo sentiti mi è venuto da fare lo spiritoso ma poi mi sono contenuto perché era freddo e stava piovendo per cui sarebbe stato sciocco cavarmela con una battuta.

Mi sono vestito alla meglio – giacca e mutande… come i modelli degli stilisti più in voga – e sono sceso di corsa.

“Scherzo da prete”: mi hanno detto. Ma non erano infastiditi anzi li ho trovati sorridenti… Forse già pensavano a cosa avrei scritto sul blog riguardo a questa avventura notturna.

Concludo questa nota “curiosa” con un’altra “seriosa” e cioè che questi cari amici cantori e musicisti meriterebbero un monumento per la dedizione che dimostrano nel portare avanti questo delicato e importante servizio a favore della nostra chiesa.

Grazie dunque e di nuovo le mie scuse per il contrattempo.

663. IN CAMMINO – oggi è un altro giorno…

Sì, è un altro giorno. Sono più tranquillo grazie alle telefonate e alla presenza di persone care che capiscono quanto sia complicato gestire una parrocchia ( e un vicariato ).

Passando all’argomento odierno faccio presente che la signora Merani mette in vendita il quadro esposto in chiesa nei giorni del Natale.

Trattasi di una “Annunciazione” con una figura femminile in primo piano e un angelo stilizzato a lato. La figura ha un atteggiamente dimesso ma non succube: guarda con occhi meravigliati per il privilegio ma non smarriti.

Maria, abituata alla preghiera e alla lettura dei libri degli antichi profeti di Israele, era a conoscenza di quello che poi sarebbe avvenuto e cioè la nascita verginale del Messia. Non sapeva però d’essere stata proprio lei prescelta per questo altissimo compito. Da questo la meraviglia ma non lo smarrimento.

Le braccia sono abbandonate lungo il corpo a indicare la sua piena e pronta disponibilità ad accettare la volontà di Dio. Non c’è traccia di sorriso sul volto perché, sempre conoscendo i testi profetici, sapeva in anticipo che questo servizio di “madre” del Messia le avrebbe comportato sofferenze d’ogni tipo come poi effettivamente sarebbe accaduto.

L’angelo è appena accennato: c’è un richiamo alla tradizione pittorica con uno svolazzo d’ali che però resta sfumato a indicare la realtà spirituale del messaggero di Dio.

Venendo a questioni più concrete la signora chiede per l’opera d’arte una somma fra i 300 e i 500 euro. Non posso dirlo in chiesa e nemmeno pubblicarlo sul bollettino visto che in chiesa non si può fare mercato. Ho scritto sul blog che invece me lo consente.

Chi fosse interessato me lo comunichi che lo metterò in contatto con la pittrice.

662. IN CAMMINO – sofferenza

Come titolo avrei voluto scrivere “forte” sofferenza ma poi ho deciso di non esagerare: ci sono, purtroppo, tanti altri problemi che generano sofferenza e non è giusto drammatizzare.

Premesso che – come Chiesa a livello globale – siamo in enorme difficoltà avverto sofferenza nell’osservare come si sia sgretolato in pochissimi anni i rapporto società-famiglia-parrocchia che in altri tempi consentiva di “limitare i danni” della scristianizzazione in atto.

Quando, ad esempio, parlo con i piccoli del catechismo – sono innocenti e quindi raccontano con candore – e mi rendo conto che non sono venuti nemmeno alla Messa di Natale… mi cadono le braccia!

Oppure quando controllo le schede degli adolescenti/giovani e mi rendo conto che “nessuno” viene alla Messa da mesi e, anzi, qualcuno fa fatica perfino a salutarmi quando mi incontra…

Che tutto sia dipeso dal covid non ci credo. C’è evidentemente qualcos’altro che ha determinato questo allontanamento. Ma cosa? E come possiamo rimediare?

Come ho scritto sopra non voglio drammatizzare. Ricominciamo e basta, senza rimpallarci responsabilità. Sarebbe inutile e ingiusto nei confronti di chi offre tempo e lacrime per il Vangelo.

Allora, per prima cosa, vi invito a prendere sul serio l’impegno del “monastero”: un giorno intero di preghiera, ogni mese, a favore dei più giovani.

Poi, e mi rivolgo ai genitori e ai catechisti, non ci perdiamo d’animo… coraggio e avanti.