Vorrei tornare sull’argomento di ieri e cioè sul significato dell’acqua benedetta e sul motivo per il quale ho preferito la formula di benedizione antica.
L’acqua benedetta ci rimanda al nostro Battesimo: allora, grazie a quel segno e alla fede dei nostri genitori per volere di Gesù, siamo diventati “puri”. Poi, nel passare del tempo abbiamo perduto la purezza. L’acqua ci richiama quindi a quel momento tanto importante… Segnandoci dunque o aspergendo la nostra famiglia con l’acqua benedetta è che se dicessimo al Signore:”Fammi tornare puro, facci tornare puri, come nel giorno del Battesimo”.
L’acqua “esorcizzata” (è così che si chiama l’acqua benedetta con la formula di cui vi scrivevo ieri) sottintende le stesso significato ma, in più aggiunge una speciale intenzione di protezione dei fedeli dal maligno e dalle malattie. Ogni sacerdote può lecitamente e validamente impartirla anche se si tratta di una formula antica.
Detto questo va però sottolineato il fatto che, ad evitare che si trasformi in un atto di superstizione, è necessaria la partecipazione di fede sia del ministro che del fedele.
Leggevamo nella liturgia della Parola di pochi giorni addietro la vicenda di Naaman che, ammalato di lebbra, viene invitato dal profeta Eliseo a bagnarsi con l’acqua. Alla proposta reagisce in malo modo ma, ben consigliato dai suoi collaboratori, scende nell’acqua unendo al gesto un pensiero di gratitudine a Dio e, in forza di questo viene guarito.
Facciamo lo stesso anche noi. Ritiriamo l’acqua ma non ci dimentichiamo di invocare, con fede, la bontà del Signore perché questa brutta epidemia possa cessare.
Il Signore vi + benedica, dp