Sono già venti giorni che vi scrivo. Come passa il tempo! Vi scrivo qualcosa anche stamattina sperando d’esservi d’utilità se non altro per mantenere il cuore caldo d’amicizia e affetto. Personalmente questo breve colloquio via mail del mattino mi dà molta gioia: vi penso con “amore”, mi sento “pensato” con amore e questo mi fa felice.
Ma andiamo subito alla nostra riflessione odierna. Ieri sera, celebrando in solitudine la Via Crucis, ripensavo al gesto e alle parole del Papa che ha presieduto, pure lui in solitudine, il momento di preghiera per chiedere la fine dell’epidemia.
Chissà quanti credenti, mi dicevo, in questo momento pregheranno insieme a lui, chissà quanti piangeranno di commozione nel vedere questo sant’uomo anziano e traballante che porta sulle spalle tutti i cristiani, anzi tutta l’umanità sofferente, per invocare da Dio il perdono delle nostre cattiverie nei confronti della natura, degli animali, dei poveri.
E chissà, invece, quanti non-credenti o agnostici, in nome della scienza sorrideranno di gusto, ritenendo superstizione medievale questo rito collettivo di penitenza e di impetrazione.
Il fatto è che da sempre, e ancora di più di questi tempi, scienza e fede vengono considerate in antagonismo. Ma non è così. In realtà si richiamano a vicenda!
Il “vedere” (tipico atteggiamento dello scienziato) e il “credere” (tipo atteggiamento del credente) sono tra loro correlati. Se è vero infatti che per credere bisogna vedere -pensate a san Tommaso che voleva vedere i buchi dei chiodi- è vero anche che per vedere i segni della presenza amorevole di Dio bisogna credere –pensate a San Francesco che dopo la conversione avverte la presenza e l’amore di Dio ovunque.
Questo ragionamento me lo sono sentito ripetere in questi giorni da Giacomo e Marco, due ex-allievi del nostro catechismo, ormai giovani affermati. Bravi davvero.
Concludo chiedendovi di aprire gli occhi su eventuali persone/famiglie in sofferenza. Fatemelo sapere in modo che nessuno si senta abbandonato. Oltre che pregare per il paese coordino anche, per quanto possibile, aiuti per chi è in difficoltà. Come sempre, senza dare troppo nell’occhio che non sta bene.