PROFESSIONISTI APUANI DEL MARMO

Paolo Carli e il suo staff durante la visita del designer Paul Smith alla cava delle Cervaiole (Monte Altissimo, luglio 2018). Da sinistra: Franco Pierotti, Jacopo Bertozzi, Paul Smith, Paolo Carli e Filippo Celentano

Paolo Carli è al vertice dell’impresa di escavazione e lavorazione di prodotti lapidei Henraux. Si deve a lui il rilancio della società versiliese che vanta due secoli di storia. L’azienda è tornata a essere protagonista nello scenario internazionale per la realizzazione di grandi progetti architettonici e per la collaborazione con artisti contemporanei di fama. Henraux promuove una serie di iniziative di prestigio volte a valorizzare l’impiego del marmo nelle opere d’arte del nostro tempo, alla scoperta di nuovi talenti e alla divulgazione dell’eccellenza del comparto, fortemente radicato sul territorio.

di SILVIA CECCHI

SINCE 1821: da qualche anno a questa parte nelle pubblicazioni della Henraux viene inserita, sotto la ragione sociale, questa dicitura. “Lo facciamo per legittimo orgoglio, – afferma la direzione – perché sono davvero poche le aziende italiane che possono vantare una simile longevità”. Nei suoi duecento anni di vita l’impresa di escavazione e lavorazione del marmo, proprietaria dell’intero monte Altissimo, ha accompagnato e, ancor più, caratterizzato la storia del territorio da sempre legato a questo comparto.

Paolo Carli è il presidente e l’amministratore delegato della società. È legato alla sua figura il nuovo corso dell’impresa che, dopo un periodo di flessione, è tornata a brillare nel panorama internazionale per la realizzazione di grandi progetti architettonici e per la fertile collaborazione con artisti contemporanei di fama. “L’intento è comunicare l’eccellenza del nostro lavoro, fortemente radicato sul territorio”, spiega il presidente. “La nostra è un’azienda industriale moderna, dotata di tecnologie all’avanguardia che abbinate alla manualità e all’esperienza dei nostri addetti la rendono competitiva a livello mondiale. La collaborazione con gli artisti è un’occasione di crescita per tutta l’impresa, che può beneficiare di una visione così importante, dove la cura dei dettagli e la stessa concentrazione entrano a far parte della qualità di un’opera”.

Stati Uniti, Medio Oriente ed Estremo Oriente sono i mercati dove si concentrano le richieste nel settore dell’architettura, come sedi di banche, palazzi adibiti ad alberghi e uffici, centri residenziali, chiese, moschee. Citiamo ad esempio il campus a Huston interamente realizzato in travertino che si estende su una superficie di quasi 400 acri con sedici palazzine adibite a laboratori, centro congressi e strutture di servizio; il complesso di torri di appartamenti di una delle strade più esclusive di New York, la Central Park West; la GM Plaza di New York; la grande moschea di Abu Dhabi (Sheikh Zayed Grand Mosque); la sede della Bank of China di Hong Kong.

Sul fronte della cultura Henraux collabora con artisti, scultori e designer contemporanei come Tony Cragg, Helidon Xhixha, Park Eun Sun, Gustavo Velez, Karim Rashid, Stefan Scholten, Jenny Holzer, Michael Anastassiades, Ron Gilad. Proprio la passione per l’arte e il desiderio di dare nuova linfa al rapporto tra impresa e creativi, per cui in passato l’azienda era particolarmente nota, ha portato il presidente a dare vita nel 2011 alla Fondazione Henraux (ente pubblico-privato cui partecipano i comuni di Seravezza, Forte dei Marmi, Stazzema e la Provincia di Lucca).

L’intento della Fondazione è volto a recuperare e dare continuità all’esperienza di Erminio Cidonio, amministratore delegato della società negli anni Cinquanta e Sessanta del ‘900, che riuscì a realizzare presso gli stabilimenti di Querceta un polo internazionale di scultura, con la presenza di artisti del calibro di Henry Moore, Hans Arp, Henri Georges Adam, Isamu Nuguchi, Francois Stahly, Emile Gilioli, Georges Vantongerloo, che dettero vita a una stagione culturale di grande vitalità, venuta meno negli anni Settanta quando si concluse la gestione Cidonio. “Puntiamo a un deciso rilancio della scultura e della lavorazione artistica del marmo”, spiega Paolo Carli. Le prestigiose collaborazioni che abbiamo attivato vanno proprio in questa direzione che, del resto, rappresenta il principale obiettivo della Fondazione impegnata nella valorizzazione del proprio patrimonio storico, artistico e produttivo”.

(foto Nicola Gnesi)

Nel 2012 è stato istituito il Premio Fondazione Henraux, in memoria dello stesso Cidonio. È biennale ed è rivolto ad artisti internazionali di età inferiore ai quarantacinque anni. A ogni edizione si presentano tra i sessanta e gli ottanta progetti che vengono valutati da una commissione di esperti (Accademia dell’Altissimo) che ne seleziona una ventina. La giuria, composta da nomi di livello nel campo della scultura, dell’architettura, del giornalismo, del collezionismo, premia i primi tre bozzetti e indica la graduatoria. Presidente della giuria per i primi tre bienni è stato Philippe Daverio, che ha collaborato con Carli all’impostazione generale del Premio, rapidamente consolidatosi. Dal 2018 il direttore artistico della Fondazione e presidente del concorso è Edoardo Bonaspetti.

I tre artisti finalisti realizzano le proprie opere in due esemplari presso lo stabilimento dell’Henraux, utilizzando marmi di provenienza dell’Altissimo e avvalendosi dell’esperienza dei professionisti e delle maestranze dell’impresa. Un esemplare resta all’autore e l’altro rimane alla Fondazione, andando ad arricchire la sua collezione. A oggi sono una decina le sculture di grandi dimensioni che compongono la Collezione Fondazione Henraux. Queste si affiancano alla ventina di opere dell’antica Collezione Henraux, ovvero sculture, di dimensioni piuttosto contenute, rimaste nella disponibilità dell’azienda, che derivano dalla gestione Cidonio e sono firmate dai noti artisti dell’epoca.

Tra i più recenti scultori premiati dal concorso dell’Henraux ricordiamo Francesco Arena, David Horvitz, Diego Marcon, Mikayel Ohanjanyan, Kim De Ruysscher, Mat Chivers.

Le opere sono rese fruibili al pubblico tramite mostre temporanee promosse sia in Italia che all’estero. “La scultura contemporanea, pur rappresentando spesso soggetti singolari e forme astratte, trattiene in sé anche un valore intrinseco, quello della bellezza del marmo. Per questa ragione si crea una connessione eccelsa fra il passato e il presente”, ha detto Paolo Carli in occasione dell’esposizione della collezione per il centro storico di San Miniato, conclusasi nell’aprile scorso.

Un’altra iniziativa specifica della Fondazione è “Volarearte” realizzata in collaborazione con Toscana Aeroporti: dal 2011, ogni due anni, un maestro della scultura contemporanea è invitato a esporre opere monumentali negli spazi esterni e interni degli aeroporti di Pisa e Firenze.

La Fondazione collabora poi con numerosi altri enti alla realizzazione di manifestazioni di prestigio, come l’installazione in piazza Santa Croce a Firenze dello scultore Mimmo Paladino (2012), la mostra antologica di Rinaldo Bigi a Londra (2011), l’esposizione di Helidon Xhixha a Pietrasanta (2016).

Dal 2016 Henraux ha ripreso la pubblicazione della rivista annuale internazionale “Marmo”, che era stata ideata da Cidonio e stampata fino al numero cinque nel corso della sua guida illuminata dell’impresa. Marmo oggi è all’ottava edizione (ha ripreso dal numero sei nel 2017, dopo una pubblicazione riepilogativa dei numeri storici stampata a fine 2016). Nell’introduzione scritta in occasione della rinascita della rivista, il presidente Carli ha riportato il testo che Cidonio aveva steso per l’uscita del primo numero, per evidenziare e confermare il contenuto delle proposte espresse: “La società Henraux si augura che Marmo divenga uno strumento di comunicazione tra architetti, artisti, critici d’arte all’unico scopo di contribuire alla formazione di un gusto ben radicato nella storia moderna, e quindi attuale, e allineato con le più avanzate realizzazioni della tecnica contemporanea”.

Infine c’è il brand di design “Luce di Carrara”: Henraux collabora con designers, architetti e artisti per realizzare accessori d’arredo per abitazioni o uffici, in grado di declinare forme utili nel materiale pregiato del marmo.

L’azienda lavora qualunque tipo di prodotto lapideo, ma privilegia quello che proviene dal suo specifico territorio. Ha cinque cave attive sul monte Altissimo che offrono marmi dal bianco puro agli arabescati. “Le Cervaiole” è la cava storica, la più grande, quella che non ha mai visto interrotta la sua attività. Per celebrarla e per far conoscere la sua bellezza sono stati realizzati anche concerti ed eventi sul posto. La presidenza Carli ha riattivato poi altre quattro cave (Buca, Piastrone, Macchietta, Mossa) e ha investito sul sistema di estrazione in galleria: “Si tratta di una tecnologia innovativa, molto più costosa rispetto alle cave a cielo aperto, volta a tutelare al meglio il territorio che offre questa risorsa”. Henraux utilizza tutti i sistemi più avanzati per la salvaguardia dell’ambiente e naturalmente per la sicurezza sul lavoro.

Nel dibattito politico che negli ultimi anni ha interessato l’attività estrattiva, Carli si è speso molto per far capire che senza il marmo delle Apuane le aziende locali non possono sopravvivere. “Negli ultimi vent’anni la Cina è diventata un colosso nel settore”, spiega il presidente. “L’importazione, la trasformazione e l’esportazione dei prodotti lapidei lavorati ha visto uno spostamento strutturale nell’area dell’estremo Oriente, per questa ragione il nostro territorio deve poter valorizzare il proprio prodotto”. In passato a Carli era stata offerta la possibilità di aprire un’attività proprio in Cina: “Non ho mai voluto dislocare l’azienda altrove. Voglio che continui a essere italiana e che rimanga nel suo territorio, il quale deve essere difeso e conservato da parte di tutti gli operatori del settore e da parte degli enti competenti”.

La storia dell’Henraux ha inizio nel 1821 quando, dopo un lungo periodo di abbandono delle attività estrattive e di lavorazione, il francese Jean Baptiste Alexandre Henraux (allora Soprintendente Regio alla scelta e acquisto dei marmi bianchi e statuari di Carrara per i monumenti pubblici in Francia) intuendo il potenziale economico e qualitativo dei materiali di Seravezza costituì con un proprietario di terreni dei dintorni, Marco Borrini, una società per la riapertura e lo sfruttamento di quei giacimenti. L’impresa consolidò durante tutta la seconda metà dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento un ruolo di spicco nel settore lapideo. L’azienda poi passò in mano a una società franco-belga (Société de Sprimont) e nel dopoguerra venne acquistata dalla famiglia Cidonio (grandi costruttori di origine abruzzese), venendo impegnata in importanti opere in Italia e all’estero.

Nel 1956 si instaurò un proficuo rapporto con Henry Moore, che dovendosi recare in Versilia per la scelta del materiale destinato alla grande scultura commissionatagli per la sede dell’Unesco a Parigi, entrò in contatto con l’azienda. Fu per le maestranze e i dirigenti dell’Henraux il primo incontro con le forme della ricerca plastica contemporanea, che segnò una significativa svolta nelle attività della storica azienda e produsse sensibili effetti nell’intero comprensorio versiliese, destinato a divenire in pochi anni un punto di riferimento per gli scultori di tutto il mondo.

Franco Pierotti è stato il braccio destro di Cidonio. Tuttora è direttore di cava e responsabile della sicurezza dell’Henraux. Nell’ultimo numero di “Marmo” è stato intervistato da Roberto Bernabò per raccontare la sua esperienza. “Tutto quello che riguarda l’architettura, la scultura, le grandi opere fatte con il marmo, le chiamerei le idee che sono dentro la montagna: ebbene sono state tirate fuori per prime dai cavatori e messe a disposizione degli artisti e degli architetti”, dice rispondendo a una domanda del giornalista.

A proposito della gestione Carli, Pierotti afferma: “Paolo Carli da quando ha preso in mano la società ‒ che negli anni dal passaggio di Cidonio fino a lui si era dimenticata della sua dimensione nel campo della scultura moderna ‒ l’ha riportata a grandi altezze. Però nel territorio, a livello politico, non è stata effettivamente molto capita questa svolta. L’Henraux è un’azienda che ha una filiera davvero completa, si parte dalle cave e si arriva alla pianura fino al luogo bellissimo in cui si lavora il marmo, un ambiente pieno di arte”.

Paolo Carli (foto Nicola Gnesi)

Carli è molto orgoglioso del suo personale, che conta centoquaranta addetti, e tiene a rivolgere un ringraziamento a tutti i collaboratori, interni ed esterni, che lo hanno affiancato in questi anni, partecipando al rilancio dell’impresa. “L’azienda è come una famiglia e io avverto con grande responsabilità il carico sociale che questa rappresenta. Sono fiero dei miei dipendenti, animati da passione e dedizione al lavoro. A questo proposito mi fa piacere citare come esempio due giovani professionisti di Forte dei Marmi, Jacopo Bertozzi, che ha esercitato per un periodo il lavoro in cava e ora è assistente all’ufficio commerciale, e Filippo Celentano, che è assistente di Pierotti. Per partire dal Forte e andare tutte le mattine in cava ci vuole una forza psicofisica notevole. Senza passione oggi il lavoro è sempre più difficile, perché si tratta di un’attività competitiva, forte, veloce”.

Il presidente stesso si descrive come un imprenditore animato da umiltà, spirito di sacrificio e amore per il lavoro. È originario di Querceta. Nel 1980 ha iniziato a lavorare a Carrara nell’azienda di trasformazione di marmi e graniti del padre, la “Carli Cav. Oreste & C”. “La nostra era un’impresa composta da venticinque dipendenti, che prestava la propria opera per le grandi industrie del settore. Io mi sono molto interessato all’attività e dall’‘85 ho intrapreso una serie di viaggi all’estero per avviare nuovi percorsi commerciali. Ho ampliato la rete di clienti nel mondo, ho cercato di offrire un prodotto sempre più curato, garantendo massima disponibilità e assistenza verso le esigenze della clientela. Questo ha permesso all’azienda di maturare e a me di essere apprezzato come professionista del comparto. Nel 2002 un’importante banca mi ha invitato a un colloquio per valutare il mio interesse ad entrare in Henraux”.

Carli ci racconta che all’inizio aveva rifiutato la proposta, mentre in seguito ci ha ripensato e ha deciso di impegnarsi in questo grande cambiamento, assumendo dal 2003 a tutti gli effetti il controllo della società, dove è stata innestata la Carli Cav. Oreste.

Dopo la gestione Cidonio, Henraux era stata rilevata dalla Banca Commerciale Italiana e in seguito da una cordata di imprenditori locali. “L’azienda nel 2003 era spenta. Occorreva interpretare un nuovo modo di fare impresa.I primi anni alla guida di Henraux sono stati i più difficili della mia vita. Il mio ingresso nella proprietà all’inizio non è stato ben interpretato. Inoltre mi sono trovato in presenza di un contrasto molto forte perché i rapporti tra la parte datoriale e il sindacato erano compromessi”.

Col tempo Carli ha rifondato l’impresa sui suoi principi: “Mi sono adoperato per ricreare un tessuto interno di fiducia, ho puntato sulla mia conoscenza del lavoro, delle materie, dei mercati. Intorno al 2006 abbiamo acquisito commesse importanti. Il sistema bancario mi ha continuato a sostenere e sono state risolte le criticità finanziarie pregresse. Sono arrivati investimenti nuovi, sono stati introdotti sistemi tecnologici avanzati come la robotica e macchinari di ultima generazione, poi abbiamo dato nuovo impulso al settore artistico e di design”.

(Articolo pubblicato su “I Quaderni della Propositura”, Agosto 2019)

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