DI DON PIERO MALVALDI
Non so a chi andrà in mano questo testo: con ogni probabilità verrà scorso dai consueti lettori della rivista, in genere persone mature, di buona cultura, assidui alla pratica religiosa e quindi esperti del linguaggio teologico e liturgico.
Può darsi però che finisca in mano anche a qualche giovane studente liceale o universitario ormai dimentico delle lezioni del catechismo o addirittura a qualche agnostico incapace di dare significato alla comune terminologia religiosa e, perché no, anche a qualche ateo professo curioso di leggere qualche “banalità”.
Proprio per favorire la lettura di questi ultimi invece del termine“carità” preferisco usare il sinonimo “amore” in modo da sgombrare equivoci interpretativi.