1002. IN CAMMINO – Moltmann

È morto, proprio in questa settimana, il teologo protestante tedesco Jurgen Moltmann che avevo citato, per inciso, nei giorni scorsi in una delle mie note quotidiane. Desidero ricordarlo riferendomi stavolta all’ormai prossimo Giubileo 2025 detto Giubileo della “speranza”.

Giorni indietro, discutendo tra confratelli avevo messo a confronto il concetto marxista di speranza (citando Bloch) con quello cristiano (citando stavolta Peguy e il suo “portico”) mettendo in chiaro che la speranza cristiana è strettamente collegata alla “fede” (e alla carità) senza la quale non avrebbe senso. Parlando di fede ovviamente mi riferivo alla fede nel Signore Gesù risorto e alla venuta del Regno di Dio.

Ed è quanto afferma Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’ormai prossimo Giubileo della “Speranza” 2025.

Il Papa sfrutta una frase della Lettera ai Romani di San Paolo per dare il titolo alla predetta Bolla intitolata appunto “Spes non confundit”: in italiano “La speranza non delude”.

Poi passa subito a chiarire che la speranza cristiana “non cede nelle difficoltà perché si fonda sulla fede ( in Gesù risorto n.d.r ) ed è nutrita dalla carità e così permette di andare avanti nella vita”. E questo non è un discorso teorico bensì molto pratico perché ci riguarda da vicino con tutti i problemi che incombono sulla Chiesa nel suo insieme e in ciascuno dei suoi membri (crisi di vocazioni, divisioni, guerre, malattie, fragilità morali ecc.)

Ora proprio Moltmann ne “Il Dio crocifisso” aveva specificato che la risurrezione di Gesù è motivo di speranza per tutti coloro che, sconfitti dalle croci della vita, sembrano privi di speranza.

E in ulteriore piccolo libro “Risorto nella vita eterna” scritto nell’occasione della morte della moglie scrive quanto segue: “Mi sono occupato spesso a livello teologico del significato della risurrezione di Cristo per la nostra vita qui e per la nostra speranza nella vita eterna là… Ma da quando è morta mia moglie Elisabeth, la mia prospettiva è cambiata. Il tema è diventato per me anche un problema personale.”

Marco Rizzi commenta quanto sopra scrivendo che è un testo per preparare il cristiano “alla pienezza della vita in cui tutte le cose e le persone che ciascuno ama avranno ancora un futuro”.

Oggi stesso ricorderò Jurgen ed Elisabeth all’altare del Signore. Anche voi aggiungete una piccola preghiera.

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