Immagino che, in prima lettura, abbiate pensato a un errore. E invece no. Ho scritto proprio FORELLINO e non fiorellino, e ora vi spiego perché.
Dunque, come ormai ben sapete, la soprintendenza ha dato il permesso per la realizzazione di una rampa d’accesso alla chiesa anche su lato sinistro.
Ovviamente, prima di concederlo, ha richiesto una mole incredibile di documenti e di perizie allo scopo di non danneggiare né la chiesa e nemmeno le abitazioni circostanti.
Fra queste perizie una ha riguardato il muro della sacrestia lato monte per verificarne la consistenza. Quindi i tecnici, sotto l’attenta supervisione dell’architetto, hanno tolto uno strato di intonaco dalla parete e forato la stessa per verificarne lo spessore.
Ne è venuto un forellino di uno/due centimetri appena che però consente, ponendo l’occhio, di vedere il giardino (incolto) a lato.
Anch’io, curioso, mi sono subito messo a guardare: si vede poco ma è sufficiente per scorgere il giardino e l’alberello che ne sta al centro.
Mi è venuto subito alla memoria – ma pensa un po’ – una lezione di sacramentaria di molti, molti anni indietro. Il professore ci spiegava che anticamente i peccatori incalliti, anche se pentiti, non potevano accedere alla chiesa per la Messa se non dopo un lungo tempo di penitenza. Se ne stavano fuori (sotto il portico se pioveva) e ascoltavano le preghiere e i canti di coloro che erano dentro la chiesa. Alcuni però non sopportavano questa privazione e cadevano in depressione. Così, almeno in un certo periodo storico, venne loro concesso di spiare da un forellino l’ostia consacrata che veniva elevata in alto dal sacerdote dopo la consacrazione. Poi tale usanza cessò perché alcune chiese erano state ridotte a un… groviera!