La Domenica non è andata male, per fortuna. Rispetto al numero consueto dei presenti eravamo pochi però in numero sufficiente per una celebrazione dignitosa. Alcuni, da fuori paese, mi scrivono per sapere se trasmetto la Messa su youtube ma al momento non lo ritengo necessario. Penso che queste brevi note giornaliere al momento possano essere sufficienti per mantenere tra noi un minimo di contatto. Poi, peggiorando la situazione, vedremo.
Oggi voglio scrivervi a proposito di santa Bakita, la compatrona della congregazione Canossiana, ben conosciuta da tutti i fortemarmini.
Lo spunto me lo ha dato la Teré Aliboni consegnandomi un vecchio e malridotto santino della Santa.
Il marito della Teresa, Giampiero Becheroni, prima di entrare a lavorare sulla “barca” dell’Avv. Agnelli, aveva navigato in lungo e largo in qualità di “nostromo” sulle petroliere.
Nell’occasione di uno sbarco al porto commerciale marittimo di New York per scaricare il greggio scese a terra per qualche giorno di libertà. Quel giorno era particolarmente uggioso: piovigginava e c’era una coltre nebbiosa che costringeva a procedere con circospezione.
Così gli capitò di osservare, nel terreno reso umido dalla pioggia, un santino che raffigurava santa Bakita, personaggio sconosciuto ai più ma non a Giampiero che conosceva bene le Canossiane per averne avuto fin da piccolo assidua frequentazione.
Lo raccolse con rispetto e devozione e se lo pose, come usa anche oggi per tantissimi fra noi, nel portafogli pensando alle sue care suore.
All’epoca Bakita non era stata ancora proclamata né Santa né Beata: infatti sul retro del santino, insieme all’invocazione, c’é anche un rescritto in cui si chiede ai devoti di segnalare eventuali “grazie” concesse dal Signore per l’intercessione della suora.
Il santino in questione è stato amorevolmente conservato dalla moglie che ne ha fotocopiato alcuni esemplari per farne dono alle Suore, al sottoscritto e a coloro che continuano a invocarla.
Adesso provo a fotografarlo e a inserirlo nell’articolo.