Leggo sul giornale della morte di un operaio in cava a Levigliani. La notizia mi ha fatto tornare in mente un episodio analogo da me vissuto, anche se indirettamente, molti anni indietro.
Appena ordinato sacerdote venni inviato come vice (allora si diceva “cappellano”) a Pontedera per collaborare con don Enzo Lucchesini. Don Enzo, prima dell’incarico a Pontedera era stato parroco a Pontestazzemese per vari anni e aveva conosciuto bene la realtà delle cave e i pericoli per chi ci lavora.
Teneva, come sto facendo anch’io con il bollettino, una sorta di diario in cui annotava gli episodi più salienti della sua esperienza pastorale.
Un giorno mi fece leggere una pagina che, da allora, mi è rimasta nel cuore. Raccontava appunto di un incidente in cava. La sirena che aveva cominciato a suonare seguita da tutte le altre sirene delle cave circostanti, lo smarrimento delle donne che avevano i mariti al lavoro e poi la corsa a piedi lungo la mulattiera insieme con il medico e il maresciallo dei carabinieri fino alla cava. E, una volta giunti sul posto, il momento terribile della benedizione della salma con i colleghi che piangevano disperati…
Tornando a don Enzo, quando arrivarono i giorni delle vacanze di Natale del 1974 (il mio primo anno di servizio a Pontedera) volle accompagnarmi sul posto. Mi fece visitare la cava e, subito dopo, il cimitero del paese dove riposava la vittima di cui sopra.
Vidi scendere una lacrima sul suo volto. Mi disse che quel tragico pomeriggio dell’incidente si era sentito fratello della vittima e gli era parso di scorgere il volto di Gesù nei tratti sfigurati di quel povero cavatore.
Anch’io stamattina mi sono commosso leggendo dell’incidente. Non so chi sia la vittima e non conoscerò mai i suoi familiari ma, come allora don Enzo, sentendolo fratelli, voglio benedirlo e affidarlo al Signore.
Lo stesso sento che faranno tutti coloro che leggeranno questa mia nota quotidiana. Grazie. don Piero