140. IN CAMMINO – Elogio della colazione (in compagnia)

Finalmente siamo tornati a “vederci”… Vederci per modo di dire perché eravamo “nascosti” dalla mascherina ma è stato sufficiente per ritrovare il buon umore.

Eh sì, stamattina ho rivisto finalmente l’amico Alberto che è riuscito a sgattaiolare da Pietrasanta, dove abita, fino al Bar Soldi proprio per per potermi incontrare.

“E se ti avessero fermato?”, gli ho chiesto.

“Avrei risposto che andavo dal mio amico don Piero”, mi ha risposto!

Ormai da anni siamo soliti incontrarci quando al Bar Roma, quando dal Soldi, insieme con Dionigi, per fare colazione e per scambiare una parola prima di iniziare la giornata. È una sorta di “buon giorno” che ci fa bene. Il tutto dura pochi minuti fra consumazione e quattro passi ma è davvero salutare vederci e scambiarci un saluto.

Prima c’era anche Gigi a farci compagnia. Ora che lui è in cielo siamo rimasti in tre (anzi in quattro perché anche la Lola partecipa) a fare gruppo.

Devo dire che quella della colazione insieme è un’usanza che ho imparato ad apprezzare nel corso degli anni. Dapprima la ritenevo una perdita di tempo e una spesa superflua. Quando ero vice-parroco a Pontedera, ad esempio, mi rifiutavo di partecipare all’appuntamento della colazione con gli altri sacerdoti della città. Mi ostinavo, inventando scuse impossibili, a starmene da solo quasi mi sentissi superiore ma non mi rendevo conto di sbagliare.

Col tempo invece ho imparato ad apprezzare questo momento: mi sono reso conto non solo di non perdere tempo ma anzi di valorizzarlo né più né meno come quando si prega perché lo stare insieme in amicizia, anche se per pochi momenti, infonde serenità.

E anche se poi il colesterolo ne risentisse, beh ci limiteremo al caffè.

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