La giornata della memoria è passata con i suoi tristi ricordi. Ho letto il bel libro di Veltroni e Modiano sull’esperienza di quest’ultimo nei campi di concentramento e mi sono commosso: come si fa a non commuoversi leggendo l’esperienza di un povero bambino vittima di tanta cattiveria!
Nello stesso tempo ho provato a riflettere sul motivo che “fonda” la violenza/cattiveria/crudeltà. Come è possibile che persone “normali” accettino di praticare la violenza nei confronti dei propri simili.
Penso che sia una questione di debolezza “morale”. Sono i deboli, spesso, a farsi crudeli. Ricordando gli anni della scuola mi è venuto da fare un po’ di esame di coscienza: non sono mai stato “cattivo” con gli altri. Eppure in certe circostanze anch’io, nonostante i buoni principi ricevuti in famiglia e ancora di più dai miei educatori (molti erano sacerdoti), mi sono lasciato andare a (piccole) cattiverie nei confronti di chi era meno dotato ecc.
Ma perché? Semplicemente perché non avevo ancora maturato un forte senso di moralità. Ero “debole” moralmente e questa debolezza mi faceva diventare irragionevole e pronto alla battuta cattiva o allo scherzo pesante.
E quando qualcuno me lo fece notare rimasi malissimo ma fu una lezione che presi sul serio. Maturando, questo modo di fare scomparve ma ho voluto scriverne di proposito a vantaggio dei nostri ragazzi.
Infatti, se negli anni dell’adolescenza tutto questo è normale soprattutto per i maschi (ma oggi anche per le femmine) non è detto che sia una cosa giusta.
Osserviamo quindi i modi di fare e di ragionare dei ragazzi affidati alle nostre cure e se ci fosse da muovere dei rilievi non abbiamo paura a farli. Li aiuteremo a crescere.