Ieri sera ho ricordato all’altare del Signore, come usa fare fra noi cristiani, l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci uccisi proditoriamente in Congo.
Mi sono tornate alla memoria tristi vicende di molti anni addietro quando alcuni aviatori italiani della base militare di Pisa vennero uccisi in circostanze analoghe a Kindu, allora Congo belga. Uno di questi era un mio compaesano: una persona di grande spessore umano sempre pronto ad aiutare il prossimo. In paese ci furono momenti di forte sofferenza appena sopiti dalla grandezza d’animo dei familiari disposti da subito al perdono.
In uno dei nostri ultimi pellegrinaggi a Montenero accompagnai i parrocchiani alla base militare pisana e, insieme con loro, pregai nella chiesa intitolata a loro.
L’episodio di questi giorni è ancora più grave perché è stato colpito un rappresentante ufficiale del nostro Paese e per di più un uomo che, sempre a nome dell’Italia, stava sostenendo una missione umanitaria promossa dai missionari italiani e dalla Comunità di Sant’Egidio di Trastevere a favore dei bambini del luogo vittime innocenti della tragedia in atto che vede contrapposti militari, ribelli e altre formazioni irregolari in lotta per accaparrarsi il dominio su quella zona d’Africa ricca di minerali preziosi per lo sviluppo della tecnologia.
La sera precedente l’eccidio i due, l’ambasciatore e il carabiniere di scorta, avevano cenato nella residenza dei predetti missionari gustando una semplice pizza preparata di padri. E probabilmente si erano congedati, come si una fare nei nostri incontri conviviali di sacerdoti, con una preghiera alla Madonna.
Voglia dunque la Vergine accogliere fra le sue braccia amorose questi due giovani e custodire chi lasciano: i genitori, i coniugi e i figli.