Giunti alla fine dell’anno pastorale è il momento della verifica del lavoro svolto e della programmazione per l’anno che verrà.
Così questa mattina dalle 9.00 alle 13.00 sono stato impegnato con l’Arcivescovo per ragionare sull’anno trascorso e accennare a qualcosa per l’anno a venire.
Quanto al passato non c’è stato molto da dire nel senso che più che tenere le chiese aperte e assicurare un minimo di servizio pastorale ai fedeli non abbiamo potuto fare altro. Il catechismo lo abbiamo portato in fondo ma con molta fatica e in mezzo a mille disagi. Le famiglie bisognose non sono state abbandonate come pure gli ammalati. Quanto al resto non siamo riusciti a fare più di tanto.
Se però dal punto di vista dell’efficenza operativa siamo stati deficitari abbiamo senz’altro guadagnato da quello della preghiera e dei sacramenti: confessioni, comunioni, benedizioni ecc. non sono certo mancate anzi abbiamo avuto un deciso incremento. Quanto scrivo ovviamente non riguarda solo la nostra parrocchia o la Versilia ma l’intera Diocesi.
Per l’anno a venire… stiamo pensando a come riprendere le fila della pastorale parrocchiale ma soprattutto vicariale. Abbiamo, purtroppo, ben 75 parrocchie prive di parroco. Così i sacerdoti sono costretti a gestire da un minimo di due fino a sette/otto parrocche e questo comporta un sacco di problemi… di tutti i tipi: amministrativi, di bilancio fino a quelli più scontati riguardanti la gestione degli edifici che non possono essere abbandonati.
C’è bisogno quindi di laici, uomini e donne, disposti ad animare le comunità né più né meno come avviene nei paesi di missione.
Ma i laici stentano a “prendere servizio” perché non si tratta di questioni di poco conto. Però, come giustamente diceva l’Arcivescovo, non è possibile che il Signore abbandoni la sua Chiesa e quindi… “forza e avanti”: lavorare nella vigna del Signore ci mantiene giovani.