338. IN CAMMINO – vaccino: sì o no?

Entro malvolentieri nell’argomento ma, visto che sono stato sollecitato a dare un parere – senza pretesa di avere ragione – espongo il mio pensiero.

Premesso che mi fido della scienza medica – e come potrei non fidarmi visto che in famiglia ho avuto mio fratello, professore di Patologia Generale e Immunologia, e mio zio professore di Igiene Sanitaria ed Epidemiologia oltre che Direttore sanitario dell’Ospedale di Livorno – osservo, sebbene da profano, che con la vaccinazione sono calati drasticamente, in paese, i casi di morte per virus.

Gli ultimi parrocchiani affètti da questa patologia, se vaccinati con entrambe le dosi, se la sono cavata con un paio di settimane di cure domiciliari senza toccare l’ospedale e tanto meno la terapia intensiva. Questo significa che il vaccino serve a qualcosa, quanto meno a ridurre le complicanze.

Fidandomi della scienza medica evito i giudizi di chi medico non è… includendo il Papa, i Vescovi, i politici, i giornalisti, i filosofi e soprattutto gli opinionisti da computer.

Ascolto con attenzione invece coloro che pur non essendo medici, hanno provato sulla propria pelle la serietà del morbo, finendo in terapia intensiva o anche soltanto in ossigenazione forzata.

E ancora di più coloro che, sebbene clinicamente guariti, porteranno addosso per tutta la vita le cicatrici della malattia con deficit permanenti nella respirazione, nell’apparato renale, nella psiche e perfino nella deambulazione. Pochi anzi, pochissimi, per fortuna!

Ovviamente parlo di parrocchiani, non di sconosciuti.

Aggiungo anche che, se anche non fossi stato convinto, visto che il vaccino mi consente di poter svolgere la mia missione di parroco (seppure con qualche limitazione) lo avrei fatto ugualmente per senso del dovere.

Chiudo con un apprezzamento speciale a coloro che, sebbene siano su posizioni opposte, si esprimono pacatamente sull’argomento.

Come ho fatto io con questo breve articolo.

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