Voglio tornare oggi su un particolare accennato brevemente nella predica di Domenica e ripreso, sempre brevemente, nella nota di ieri.
Spiegavo dunque Domenica ai fedeli presenti in chiesa dell’importanza della loro presenza in chiesa e della loro preghiera a favore di tutta la comunità: una preghiera fatta di affetto sincero e di compassione per coloro che, per molteplici cause, sono lontani da Dio.
Aggiungevo che è un modo per sentirsi “sacerdoti” insieme col celebrante: non a caso durante la celebrazione ringraziamo il Signore per averci resi degni di stare alla Sua presenza a compiere il servizio “sacerdotale” che si concretizza, poco dopo, nella preghiera per la Chiesa nella persona del Papa, dei Vescovi, di tutti i consacrati e di tutti i cristiani, vivi e defunti! Tutto questo, ovviamente, fatta salva la differenza fra il sacerdozio ministeriale quello dei fedeli…
Lo stesso discorso l’ho fatto ieri nella nota quotidiana indicandolo con un asterisco. È davvero un onore grande quello che il Signore ci riserva rendendoci “sacerdoti” per i nostri fratelli.
Concludo con una citazione dalla Lettera agli Ebrei in cui si mette in evidenza il servizio sacerdotale sia del ministro consacrato che del semplice fedele: “Ogni (sommo) sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore”.
Stando così le cose è impossibile trascurare la Messa o viverla in modo superficiale. Pensiamoci tutti a cominciare proprio da me stesso.