Il mio articolo di ieri ha raccolto da una parte commenti entusiastici e dall’altra velate contestazioni.
La sig.ra NN, ad esempio, mi assicura che anche suo marito usava lo stesso sistema con il suo limone. Prima cercava di imbonire la pianta con parole suadenti poi le scaricava al calcio un fracco di legnate e, come per incanto: “Il limone ubbidiva e tornava a fare i frutti”.
La signora XY mi scrive che: “La stessa cosa è successa a mio padre con un pompelmo. Dopo la minaccia del taglio l’albero iniziò a produrre frutti gustosi per tutta la famiglia e anche per gli amici.”
L’amico geometra LB, considerato il mio animo nobile che mi impedisce di essere troppo severo con la pianta alla quale sono affezionatissimo, si è profferto di aiutarmi avendo una certa esperienza in merito: scorgendolo arrabbiato e con una mazza da baseball in mano il suo limone si era spaventato al punto da produrre una caterva di limoni per ben due volte nella stessa stagione!
La conclusione dunque è che “un poco di vero” c’è in questa storia davvero incredibile ci deve essere.
D’altra parte invece mi fanno notare che quella del limone è una forma di protesta neppure troppo velata. Si sente trascurato ed è pure affamato: “provi a dargli una doppia razione di lupini e vedrà che la pianta si metterà a produrre un mare dei limoni. Non lo sgridi… magari è solo un po’ stanco”.
C’è anche chi trova questa pratica di prendere a bastonate il limone svogliato passibile di segnalazione al telefono “giallo” sito nell’Orto Botanico della Facoltà di Agraria . Mi fa pure notare che alla segnalazione potrebbe seguire una sanzione tipo “legge del taglione” … comminata al sottoscritto.
Bene. Per oggi basta così. Anche oggi ho provato a farvi sorridere: siamo tutti tristi e angosciati per cui ritengo opportuno, ogni tanto, scrivervi qualcosa di ameno.