Il Rosario è una preghiera semplice, adatta a tutti, anche a chi ha poco tempo da spendere nella preghiera. Basta mettersi tranquilli, in poltrona, possibilmente davanti a una immagine della Madonna e la preghiera sorge spontanea.
E insieme con la preghiera… i ricordi, i molti ricordi della fanciullezza quando, accompagnati dalla mamma, andavamo al “Maggio” in compagnia di tante altre persone. Allora non c’era la concorrenza dei programmi televisivi e quindi l’uscita serale per andare a “dire” il Rosario era un piacevole impegno che coinvolgeva tutta la famiglia.
Il Parroco guidava la preghiera e commentava, sera dopo sera, qualche pagina dei “Fioretti” dei Santi oppure ne approfittava per un po’ di catechismo alla buona.
Veniva poi il momento dei canti alla Madonna rigorosamente a voce di popolo e senza accompagnamento musicale perché il maestro era alla sala della Banda a fare le prove.
Per noi ragazzi apriva la “caccia alla lucciola” che portavamo a casa gioiosi per poi riporla sotto un bicchiere e attendere speranzosi la mattina quando, la lucciola si era trasformata in qualche monetina da spendere nelle girelle di liquirizia.
La tradizione del Maggio dura tuttora anche se ha perduto molto del suo fascino. Le persone continuano a riunirsi in chiesa, in famiglia e in luoghi scelti del paese grazie alla dedizione dei parrocchiani. E anche se non c’è più la consistente presenza numerica di un tempo la devozione è rimasta la stessa per lo meno per quanto riguarda le generazioni adulte/anziane.
I giovani fanno fatica a recitare il Rosario per intero però, almeno per quanto vengo a sapere, non dimenticano di salutare la Madonna ogni sera, prima di riposare. L’epidemia – è un dato di fatto – ha favorito la ripresa in famiglia delle pratiche di devozione tradizionali quali il segno di croce al mattino e la preghiera alla Madonna la sera.
Ora poi che c’è la guerra l’invocazione alla “Regina della Pace” si è fatta ancora più presente e sentìta. Che la Madonna favorisca il “miracolo” della pace!