536. IN CAMMINO – Ave Maria

Alla Messa di ieri sera “mi sono lanciato” e ho cantato da solista l’Ave Maria in lingua latina nella tradizionale melodia “gregoriana”.

I numerosi fedeli presenti mi hanno ascoltato in religioso silenzio incerti se applaudirmi o … fischiarmi.

Al riguardo infatti la discussione è serrata fra chi è amante della tradizione e chi, al contrario, accetta soltanto la liturgia conciliare – ovviamente si parla dei canti – con le moderne melodie ritmate. Anche questo, purtroppo, è divenuto un argomento divisivo mentre basterebbe un po’ di buon senso per trovare l’accordo.

È chiaro che ormai la liturgia – canti compresi – segue il corso suggerito dal Concilio e cioè letture bibliche, celebrazioni eucaristiche e canti in lingua italiana. I fedeli riescono a capire la Parola di Dio, a seguire i sacri Canoni eucaristici – perfettamente comprensibili – con devozione e a cantare a voce tutti insieme visto che si tratta perlopiù di canti di facilissima esecuzione strumentale e vocale. Tutto questo è senz’altro giusto!

Però, a mio sommesso parere, certi canti in lingua latina e melodia gregoriana non solo non andrebbero dimenticati ma addirittura proposti e insegnati ai giovani in modo che questo ammirevole bagaglio culturale trasmesso dai nostri predecessori non vada disperso.

Tutto ciò che è vero, bello e buono supera le barriere del tempo e resta sempre attuale e gradito.

Per spiegarmi meglio faccio un esempio. È chiaro che la “Pietà” di Michelangelo o il “Salvator mundi” di Leonardo o il “Duomo” di Pisa realizzato dagli architetti medievali o le epigrafi latine del camposanto vecchio – sempre a Pisa – appartengono ormai al passato ma nessuno si sognerebbe di disprezzarle o misconoscerle.

Lo stesso, purtroppo, non avviene con la musica.

E quindi per riuscire ad ascoltare una melodia liturgica gregoriana o una polifonia liturgica rinascimentale, ovviamentre entrambe in lingua latina, bisogna attendere una delle tante corali inglesi/tedesche/francesi che per fortuna le mantengono in repertorio.

E anche queste solo “in concerto” e non in una liturgia corrente perché… pare sia un delitto onorare il Signore con un canto antico anche se straordinariamente bello.

Peccato perché, come ho già scritto sopra, quello che è bello è bello sempre e ovunque.

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