580. IN CAMMINO – catechismo (2)

L’altra difficoltà cui ieri ho accennato è la parcellizzazione dei catechismi. Ho usato un termine particolare che però esprime bene quanto avverto: in ogni parrocchia si usa un catechismo diverso: soprattutto in questi ultimi anni ne sono spuntati come funghi!

La cosa, per chi come il sottoscritto comincia a essere anziano, determina incertezza se non addirittura sconcerto. Scrivo questo non per sminuire l’importanza del lavoro di questi nuovi estensori quanto per far presente la mia difficoltà nel recepirlo.

Mi spiego meglio. Appena ordinato sacerdote uscì un documento, “Il rinnovamento della catechesi in Italia” cui seguì la pubblicazione dei catechismi della Conferenza episcopale Italiana.

Questi testi, sebbene rivisti più volte, sono stati per almeno vent’anni la “magna charta” delle nostre scuole parrocchiali di catechismo. Tutti ci siamo rifatti a questi testi (tuttora in commercio).

Con la pubblicazione del grande “Catechismo per la Chiesa universale” alcune cose sono cambiate: si era cominciato ad avvertire la necessità di un unico schema catechistico/formativo valido ovunque e per tutti.

E infatti, subito dopo, uscì una sorta di piccolo catechismo da usare nelle parrocchie, formulato in base a domande e risposte, riprendendo in questo quanto era avvenuto dopo il Concilio di Trento o ai tempi di Papa Pio X.

Con l’avvento di papa Francesco c’è stato un nuovo cambio di impostazione: ogni diocesi avrebbe dovuto avere un proprio catechismo possibilmente impostato con metodo induttivo/esperienziale. Anche la nostra Diocesi quindi ha elaborato proprio catechismo molto interessante ma anche molto diverso rispetto ai presenti.

Nel frattempo però anche le parrocchie si erano sentite autorizzate a produrre qualche testo catechistico innovativo tenendo conto soprattutto del fatto che la maggior parte dei giovani allievi, frequentando l’ora di religione scolastica, aveva già le conoscenze bibliche essenziali quali la storia di Gesù descritta dai vangeli e quella della Chiesa presente negli Atti degli Apostoli.

Insomma, siamo arrivati al punto che i catechisti (ma anche noi sacerdoti) si dividono fra innovatori, conservatori e sperimentatori… col risultato che i ragazzi escono da otto anni di catechismo e non sanno farsi il segno della Croce!

Cosa fare. Penso che vada bene tutto purché non si ometta di aiutare i ragazzi a memorizzare/vivere quanto studiato: non possiamo limitarci a verificare la loro comprensione/partecipazione immediata perché sarà sufficiente un mese e avranno già dimenticato tutto.

C’è poi un altro discorso da fare… ma ve lo spiegherò domani.

P.S. Vista la confusione che c’è sull’argomento sentitevi autorizzati a pensare diversamente da quanto vi scrivo.

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