Nell’ultimo numero della rivista ho riportato, oltre ad alcuni articoli sul carisma Carmelitano, cinque brevi spunti di riflessione tratti dal libro “Scientia Crucis” della monaca carmelitana di clausura Santa Teresa Benedetta della Croce più conosciuta come Edith Stein.
La sua storia la potrete leggere con calma sulla rivista: sintetizzo per coloro che leggono le note quotidiane sul blog per rendere più chiaro quanto scriverò subito dopo.
Edit Stein, ebrea ma non credente, si era avvicinata casualmente alla religione cristiana grazie alla testimonianza di vita di una sua amica, sofferente, che però accettava con fede la propria croce.
Nel frattempo la sua carriera di filosofa, allieva di Husserl, proseguiva fino alla cattedra: essendo donna però non mancavano i dispetti dei colleghi e, di conseguenza, i disagi. Lo studio appassionato del Vangelo e dei testi dei grandi mistici carmelitani la portò prima alla conversione e poi alla scelta religiosa, nel Carmelo, come monaca di clausura pur continuando a scrivere di filosofia e non solo. La persecuzione nazista contro gli ebrei la vide soccombere in un campo di concentramento, cremata nei forni insieme a tanto altri sventurati.
La sia produzione letteraria spazia, come ho già scritto, su vari argomenti.
Nella rivista ho riportato alcuni passi sul tema della “croce” a commento dei misteri del dolore. Avevo l’intenzione di proporli nel tempo della Quaresima ai fedeli che quotidianamente pregano il Rosario. Poi però, vista la difficoltà dei testi, non ne avevo fatto di niente.
E invece, proprio ieri sera, li ho letti e commentati nell’occasione del Rosario celebrato in chiesa in suffragio della signora Grazia insieme ai suoi familiari e ad alcuni parrocchiani più devoti.
La signora in questione ha sofferto tantissimo nel corso della sua breve esistenza. Essendo però profondamente credente ha vissuto, come Edith Stein, aggrappata alla croce di Cristo nel lungo Calvario della malattia. Le parole della filosofa carmelitana sembravano scritte per lei…
Che il Signore le tenga unite, come sorelle, nella gloria del Paradiso.