787. IN CAMMINO – esagerato…

Effettivamente ho esagerato. Lo riconosco. Ma quando siamo da soli, in casa, e ci sono da sbrigare commissioni, rispondere al telefono, alla porta, scrivere il bollettino, la nota giornaliera su blog, tenere le lezioni di catechismo, preparare la cena ecc. ecc. c’è sempre il rischio di dimenticare qualcosa (o qualcuno), di avere uno scoppio d’ira, di esagerare per difetto o per eccesso come nel caso che mi accingo a descrivervi.

Sono le 20.05. È l’ora della cena. In casa sono da solo. Sono ai fornelli: mi sto preparando qualcosa. Suona il telefono:

“Non sarà mica a cena, vero?”

“No, ma le pare… mi dica”.

“Vorrei chiederle… ecc. ecc. (si tratta di una richiesta accettabile e quindi non la scrivo)… e poi già che ci siamo vorrei anche chiederle un chiarimento su una questione che mi sta a cuore… faccio presto, cinque minuti…”

Passano i minuti, ormai sono le 20.15, e io comincio a dare segni di nervosismo perché il chiarimento richiederebbe almeno un’ora di discussione ma l’interlocutore telefonico, tutto preso dai suoi ragionamenti assurdi, non se ne rende conto…

“Mi scusi ma la devo proprio lasciare… magari ne riparliamo domani…”

Torno in cucina e quanto avevo preparato ormai è carbonizzato. Mi accingo allora a preprarmi qualcos’altro. Guardiamo un po’ cosa c’è nel frigo. Un uovo. Può andare… un uovo, un po’ di tonno, un pomodoro e la cena è servita. Già, ma l’uovo va cotto. Cerchiamo la padellina. Uffa, non la trovo, dev’essere nella lavastoviglie. Eccone un’altra. Ovvìa, accendo il fuoco e … sento aprire il portone di casa. È la mia governante.

“Don Piero, cosa stai facendo?”

“Mi preparo un uovo al tegamino. Perché mi fai questa domanda?”

“Continua pure… io intanto ti riprendo col telefonino”. E intanto ride.

Bah, cosa mai avrò fatto di strano.

Pare abbia usato un tegame sbagliato!

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