Per la mia seconda omelia sul Natale ho preso spunto da una icona donata alla nostra chiesa da un fedele “ortodosso”. Si tratta di un’opera di tutto rispetto, dai colori brillanti e con tanto di intitolazione in cirillico: Nascita di Gesù Cristo.
L’icona, disposta a lato del presbiterio, non aveva destato l’attenzione dei presenti. Dopo la mia spiegazione invece c’è stato un grande interesse soprattutto per i particolari al punto che ho dovuto porre al fianco una lente di ingrandimento per facilitarne la lettura.
Qual è il particolare che desta l’attenzione?
Il “bambinello” che, secondo la tradizione orientale, è dipinto con barba, baffi e ciglia foltissime!
E perché?
Perché nella predetta tradizione il piccolo Gesù è già “maestro” (RABBI), intento a offrire il suo insegnamento a coloro che con disponibilità interiore e con amore lo vanno cercando. Fra questi i “pastori” e i “magi” che affrontano, i primi il buio della notte e i secondi un lungo difficile cammino, per poterlo incontrare.
Se dunque nell’iconografia occidentale il bambino Gesù con la sua povertà (il freddo, la capanna, gli animali) invita alla tenerezza in quella orientale reclama ascolto e fede profonda.
E infatti gli occhietti di Gesù (insieme a quelli dell’asinello) ci scrutano per carpire i nostri intimi sentimenti!
Nella foto – ingrandita – potete anche voi osservare il particolare davvero interessante e soprattutto utile per la nostra crescita spirituale.