CATECHESI PER NUBENDI 11

L’articolo 147 è quello più delicato e ha bisogno di qualche parola in più. Intanto lo riporto per esteso.

Art. 147  Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni secondo quanto previsto dall’articolo 315-bis.

Ogni genitore ha a cuore l’educazione del proprio figliolo, ci mancherebbe. Non sempre però questo dovere viene vissuto di comune accordo. Nella maggior parte dei casi i coniugi si dividono i compiti: il papà pensa al pallone e la mamma ai compiti scolastici-catechistici; oppure il papà mette i soldi e la mamma li usa per l’educazione del figlio. Questo determina, solo in alcuni casi per fortuna, una disaffezione da parte del figlio nei confronti del genitore che cura la parte più “nascosta”. Non solo: crea anche disagi fra gli stessi coniugi che, a cose fatte, si possono trovare in disaccordo.

Esempio: per un bambino è molto più interessante andare a giocare al pallone che non fare i compiti  o andare al catechismo. Così sviluppa simpatia nei confronti del papà che lo porta allo stadio e antipatia nei confronti della mamma che lo porta al catechismo.

Oppure il papà mette i soldi per i corsi estivi di lingua inglese della ragazzina e la mamma sceglie di mandarla a frequentare in Australia da sola. È chiaro che quando il papà se ne rende conto (tutti i papà sono gelosissimi delle figlie) succede la fine del mondo con bisticci fra i coniugi e lacrime da parte del minore…

Ha ragione il codice, dunque, quando specifica che per quanto riguarda il mantenimento, l’istruzione, l’educazione e l’assistenza morale i coniugi devono essere in pieno accordo fra loro. Questo dovere non cessa nemmeno in caso di separazione e divorzio!

Quanto alle aspirazioni dei figli posso fare l’esempio dei miei genitori che non hanno fatto storie né con mio fratello quando scelse “medicina” né con me quando ho scelto “teologia” pur sapendo che avrebbero dovuto fare tanti sacrifici per mantenerci. Per loro era sufficiente vederci realizzati! Altri genitori invece, pur avendo figli molto intelligenti, non li hanno portati nemmeno al diploma per l’egoismo di avere qualche soldo in più in casa.

Certamente quando un figlio sceglie un percorso un po’ fuori del normale come ad esempio diventare prete, che comporta la rinuncia ad avere una famiglia, una professione civile ecc., i genitori hanno il diritto e il dovere di vagliare se si tratta di aspirazione o una infatuazione…

Concludo con un accenno all’articolo 315-bis. È un articolo che specifica il 147. Ma non aggiunge niente di particolare se non il rispetto che il figlio, ormai maggiorenne, deve ai suoi genitori almeno finché abita con loro.

Oltre agli articoli 143, 144 e 147 ci sono altri articoli che riguardano la famiglia ma, durante il rito del matrimonio, non vengono letti. La scorsa estate un sacerdote, molto colto ma evidentemente poco esperto di matrimoni, si è messo a leggere anche gli articoli sulla vedovanza … portando scompiglio fra i presenti che, con mio grande disappunto, si sono messi a fare gesti… poco consoni alla sacralità della cerimonia.

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