Oggi scriverò soltanto per voi grandi. Scriverò però come sono solito fare, in modo semplice e piano, in modo che anche i piccoli possano capire anche se si tratta di questioni decisamente complesse.
Una premessa. Ieri la benedizione dell’Olivo ha avuto un notevole seguito e di questo sono felice. Ho aggiunto poche parole e anche queste sono state apprezzate. L’orario è stato leggermente anticipato perché temevo che, nonostante i miei inviti, qualcuno sarebbe intervenuto ugualmente costringendomi, di conseguenza, a rinunciare. E ora la consueta breve riflessione.
La tradizione religiosa di Forte dei Marmi vuole che nei primi tre giorni della settimana “santa” si tengano le “Quarantore”: tre giorni dedicati all’Adorazione Eucaristica.
Un cenno di spiegazione per chi non è molto pratico di queste cose. I primi cristiani celebravano la “Santa Cena” (poi diventata “Messa”) spezzando il Pane come aveva loro insegnato Gesù nel primo giorno della settimana ebraica. Era il momento in cui facevano esperienza diretta di Gesù morto e risorto né più né meno come facciamo noi. Il Pane consacrato veniva consumato interamente. Molto tempo dopo, edificate ormai le chiese e iniziato l’uso della celebrazione eucaristica quotidiana si pose il problema della conservazione delle sacre specie. Nacquero così i “tabernacoli” entro i quali si conservava il Pane consacrato (non il Vino che continuava a essere consumato immediatamente dal celebrante). Contemporaneamente nacque e si sviluppò la consuetudine di “adorare” detto Pane eucaristico, consuetudine che, nei secoli, si sviluppò moltissimo con sempre nuove forme. Fra queste, appunto, la pratica delle “Quarantore” (40 ore) che consentiva ai fedeli di fermarsi a pregare in modo continuato.
Quanto scritto finora non lo ripeterò nei giorni a venire. E ora la riflessione che, ovviamente riguarderà l’Eucarestia.
Quando Venerdì 27 u.s. ho visto Papa Francesco accedere, sotto la pioggia e in perfetta solitudine, alla sede papale per la preghiera di intercessione ho avvertito un senso di sgomento. Mi sono tornate in mente le lezioni del prof. Morra sul pensiero di Nietzsche relativo alla fine del Cristianesimo: l’autore infatti descrive la scena del Papa che, solo e pensieroso, si aggira nel Palazzo senza sapere che fare.
Ne ho sofferto! Quando però ho visto il Papa avanzare, seppure traballante, con l’ostensorio fra le braccia e benedire con l’Ostia Consacrata il mondo mi sono ripreso e, confesso, mi sono pure commosso. Mi sono tornate in mente le parole di Gesù: “Non abbiate paura, io sarò sempre con voi” . Parole che, nei secoli, hanno dato coraggio e forza ai credenti e non solo, per superare le paure e riprendere il cammino.
Alcuni, atei o più che altro sedicenti tali – l’esperienza di sacerdote mi insegna che non sono poi così tanti come vorrebbero far credere gli opinionisti di turno – hanno fatto finta di non capire.
Ma c’è stato anche chi, non solo ha capito, ma ne ha dato una testimonianza straordinaria. Mi riferisco al prof. D’Avenia che scrive: “Venerdì scorso il Papa ha benedetto (…) sollevando sulla città e sul mondo l’Eucarestia, PRESENZA COSTANTE DI CRISTO NELLA FATICOSA STORIA UMANA…”
Allora. Io adesso vado dalle Suore, dico Messa e mi fermo poi insieme con loro in adorazione in modo che la tradizione delle Quarantore fortemarmine non si spenga. Voi, a casa, fatevi il segno della Croce, fermatevi un momento e recitate con fede la preghiera eucaristica che cantava i bimbi di Prima Comunione ai tempi di don Pasquali: TI ADORO OGNI MOMENTO, O VIVO PAN DEL CIEL, GRAN SACRAMENTO. A domani con un nuovo pensiero.
Vi abbraccio. Tutti. dp